lunedì 29 febbraio 2016

44 Il pianeta Terra - Le foreste equatoriali

LE FORESTE EQUATORIALI

In quelle aree della regione equatoriale (o intertropicale, cioè compresa tra i tropici) in cui le temperature sono sempre alte (con medie mensili tra i 24° ed i 28°) e le precipitazioni sono abbondanti (con valori tra i 2.000 e i 3.000 mm annui) e distribuite in modo abbastanza uniforme nel corso dell’anno, sono presenti le foreste pluviali equatoriali, chiamate anche foreste tropicali.
Esse si estendono soprattutto nell’Asia sud-orientale, in Africa nel bacino del fiume Congo (che scorre in gran parte nella Repubblica Democratica del Congo e per un tratto minore nella Repubblica del Congo) e in America meridionale nel bacino del Rio delle Amazzoni.

La foresta pluviale (nella foto quella della Repubblica Democratica del Congo) è spesso sovrastata da uno strato nebbioso dovuto alle abbondanti precipitazioni

La foresta pluviale presenta la maggior varietà di specie vegetali esistenti al mondo e la vegetazione, particolarmente densa, è disposta su strati diversi. Quello più alto è formato dalla chioma degli alberi più grandi, che superano i 60 metri ed emergono dalla volta, costituita dalla chioma del secondo strato di alberi. Un terzo strato di alberi è formato da piante di dimensioni inferiori, che rimangono al di sotto della volta principale e le cui chiome hanno spesso una forma più allungata. Più vicino al suolo si trovano gli esemplari giovani degli alberi che stanno crescendo, piante erbacee, arbusti (come le felci) e funghi (come quelli scoperti da pochi anni che attaccano alcuni insetti e ne provocano la morte).

Alberi della foresta Amazzonica


Due insetti uccisi dal fungo che fuoriesce dal loro corpo


Nella foresta esistono anche numerose specie vegetali che non si reggono e non si nutrono da sé, ma si appoggiano agli alberi, come le liane e le orchidee, e ne ricavano il nutrimento, giungendo anche a soffocare l’albero a cui sono avvolte, come avviene per le piante strangolatrici. La luce del Sole arriva a stento al suolo, che è ricoperto dalle foglie in decomposizione.

Due diversi tipi di liane

Due diversi tipi di orchidee delle foreste pluviali americane

Piante strangolatrici in Australia (a sinistra) e in Costa Rica

 Le foreste pluviali possono essere sempreverdi, se piove in tutti i mesi, oppure stagionali, se il periodo umido è interrotto da una stagione asciutta. Nelle foreste sempreverdi il tronco degli alberi cresce in continuazione e non vi è una pausa invernale, come avviene nella foresta temperata o in quella boreale. Il fusto di questi alberi non presenta perciò gli anelli tipici dei legni europei, ma costituisce una massa compatta, molto solida: tali legni, come il mogano, il palissandro o l’ebano, sono molto pregiati.

Da sinistra: una pianta di mogano, una di palissandro, una foresta di ebani

Fino all’invenzione delle gomme sintetiche, da alcune piante della foresta pluviale si ricavava il caucciù, ossia la gomma naturale; inizialmente la principale pianta che forniva il caucciù era l’Hevea brasiliensis e per tutto il XIX secolo il Brasile (nel bacino del Rio delle Amazzoni) fu l’unico Stato che forniva questo materiale. Negli ultimi due decenni dell’Ottocento la pianta da cui ottenere il caucciù venne diffusa nel sud-est asiatico, decretando la fine della ricchezza di città brasiliane come Manaus; ma la scoperta (all’incirca dopo la Seconda guerra mondiale) della gomma sintetica, ha portato a una progressiva diminuzione della coltivazione delle piante da caucciù e all’impoverimento di molti Paesi che avevano conosciuto nei decenni precedenti un improvviso e insperato benessere economico.

La raccolta del caucciù da una pianta di Hevea brasiliensis in Malesia

Nelle zone equatoriali vengono coltivate (generalmente in vaste piantagioni) molte specie che danno frutti assai richiesti dai mercati occidentali: banane, ananas, papaia, mango, avocado e altri. Anche la produzione di tuberi, come la manioca, da cui si ricava una farina nutriente, è molto forte. Nelle foreste pluviali molte altre specie vegetali, poco conosciute, sono attualmente oggetto di ricerca a scopo farmaceutico e cosmetico.

Piantagione di banane nell’isola caraibica di Guadalupa (politicamente facente parte della Francia)

Piantagione di ananas in Tailandia

Piantagione di papaia in Perù

Piantagione di mango in Cambogia

Frutti di avocado in Colombia

Raccolto di manioca in Nigeria; attualmente l’Africa è il maggiore produttore di questo tubero

Alla ricchezza delle specie vegetali nella foresta corrisponde la ricchezza delle specie animali.
Si tratta solitamente di animali di piccola taglia, molti dei quali sono adattati a vivere sugli alberi, come le scimmie, i bradipi o i lemuri del Madagascar; nello strato più elevato vi sono moltissimi uccelli (tra cui pappagalli e tucani), tra gli alberi e il suolo vivono numerose specie di rettili (serpenti, iguane, lucertole) e un’estrema varietà d’insetti, batteri e parassiti, che diffondono malattie pericolose per l’uomo, come la malaria e la malattia del sonno (prodotta dalla puntura della mosca tsè tsè).


Da sinistra: aluatta dal mantello in Costa Rica, mandrillo in Nigeria, orango in Malesia

Un bradipo nella foresta Amazzonica brasiliana

Femmina di lemure in Madagascar

Due ara scarlatti in Amazzonia

Tucano in Costa Rica

Anaconda verde nell’Amazzonia peruviana

Boa arboricolo dell’Amazzonia in Perù

Un’iguana verde (o iguana dai tubercoli) nell’Amazzonia brasiliana

Una lucertola della specie Ameiva gigante in Bolivia

Una mosca tsè tsè fotografata nell’Università dell’Oregon (U.S.A.)

Al suolo in certe condizioni (la presenza di un corso d’acqua, o di una radura) si possono trovare anche animali di taglia maggiore, quali alcune specie di elefante e di rinoceronte tra gli erbivori e la tigre tra i carnivori (la tigre è presente solo in Asia). Nei corsi d’acqua vi sono caimani, coccodrilli e moltissimi pesci, tra cui i temibili piranha.

Elefanti nella foresta dell’India meridionale

Un rinoceronte indiano nel Parco nazionale di Chitwan (Nepal)

Una tigre nella giungla indiana

Un coccodrillo nel Daintree National Park (Australia)

Un piranha in uno zoo statunitense

La foresta pluviale è un ambiente difficile per l’uomo: sono pochi i gruppi umani che vi abitano stabilmente, anche perché in passato le popolazioni indigene sono state spesso decimate e disperse dai colonizzatori. Tra quelle superstiti, alcune vivono in modo primitivo: è il caso dei pigmei in Africa e degli indios Yanomami in Amazzonia; questi gruppi non vivono tanto diversamente dalle comunità del Paleolitico, che non conoscevano né agricoltura né allevamento.

A sinistra pigmei Baka in Congo, a destra un gruppo di Yanomami nella foresta Amazzonica

Ciò nonostante le foreste tropicali sono oggi uno degli ambienti più gravemente minacciati dagli interventi umani. Gli alberi vengono abbattuti per ricavarne legname e polpa di legno; il sottosuolo viene scavato alla ricerca di oro, diamanti, ferro e petrolio; i fiumi vengono utilizzati per la realizzazione di enormi centrali idroelettriche; vaste aree vengono interamente disboscate per lasciare spazio alle coltivazioni e al pascolo. Il suolo della foresta è però povero di sostanze nutritive, che sono invece contenute nella vegetazione: infatti la notevole temperatura e l’umidità sono causa di una rapida decomposizione dei materiali organici. Quando la foresta viene abbattuta, le piogge intense erodono lo strato di humus e in pochi anni il terreno diviene improduttivo; vengono allora messe a coltura nuove aree e così la foresta si ritira ad un ritmo impressionante in tutti i continenti. Con il disboscamento procede anche l’estinzione massiccia di specie vegetali e animali, molte delle quali sono ancora poco note.

Deforestazione in Papua Nuova Guinea

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