LE FORESTE EQUATORIALI
In quelle aree della regione
equatoriale (o intertropicale, cioè compresa tra i tropici) in cui le
temperature sono sempre alte (con medie mensili tra i 24° ed i 28°) e le
precipitazioni sono abbondanti (con valori tra i 2.000 e i 3.000 mm annui) e
distribuite in modo abbastanza uniforme nel corso dell’anno, sono presenti le
foreste pluviali equatoriali, chiamate anche foreste tropicali.
Esse si estendono soprattutto
nell’Asia sud-orientale, in Africa nel bacino del fiume Congo (che scorre in
gran parte nella Repubblica Democratica del Congo e per un tratto minore nella
Repubblica del Congo) e in America meridionale nel bacino del Rio delle Amazzoni.
La foresta pluviale (nella foto quella della Repubblica Democratica del
Congo) è spesso sovrastata da uno strato nebbioso dovuto alle abbondanti
precipitazioni
La foresta pluviale presenta la
maggior varietà di specie vegetali esistenti al mondo e la vegetazione,
particolarmente densa, è disposta su strati diversi. Quello più alto è formato
dalla chioma degli alberi più grandi, che superano i 60 metri ed emergono dalla
volta, costituita dalla chioma del secondo strato di alberi. Un terzo strato di
alberi è formato da piante di dimensioni inferiori, che rimangono al di sotto
della volta principale e le cui chiome hanno spesso una forma più allungata. Più vicino al suolo si trovano
gli esemplari giovani degli alberi che stanno crescendo, piante erbacee, arbusti
(come le felci) e funghi (come quelli scoperti da pochi anni che attaccano
alcuni insetti e ne provocano la morte).
Nella foresta esistono anche
numerose specie vegetali che non si reggono e non si nutrono da sé, ma si
appoggiano agli alberi, come le liane e le orchidee, e ne ricavano il
nutrimento, giungendo anche a soffocare l’albero a cui sono avvolte, come
avviene per le piante strangolatrici. La luce del Sole arriva a stento al
suolo, che è ricoperto dalle foglie in decomposizione.
Due diversi tipi di liane
Due diversi tipi di orchidee delle foreste pluviali americane
Piante strangolatrici in Australia (a sinistra) e in Costa Rica
Da sinistra: una pianta di mogano, una di palissandro, una foresta di
ebani
Fino all’invenzione delle gomme
sintetiche, da alcune piante della foresta pluviale si ricavava il caucciù,
ossia la gomma naturale; inizialmente la principale pianta che forniva il
caucciù era l’Hevea brasiliensis e per tutto il XIX secolo il Brasile (nel
bacino del Rio delle Amazzoni) fu l’unico Stato che forniva questo materiale.
Negli ultimi due decenni dell’Ottocento la pianta da cui ottenere il caucciù
venne diffusa nel sud-est asiatico, decretando la fine della ricchezza di città
brasiliane come Manaus; ma la scoperta (all’incirca dopo la Seconda guerra
mondiale) della gomma sintetica, ha portato a una progressiva diminuzione della
coltivazione delle piante da caucciù e all’impoverimento di molti Paesi che
avevano conosciuto nei decenni precedenti un improvviso e insperato benessere
economico.
La raccolta del caucciù da una pianta di Hevea brasiliensis in Malesia
Nelle zone equatoriali vengono
coltivate (generalmente in vaste piantagioni) molte specie che danno frutti
assai richiesti dai mercati occidentali: banane, ananas, papaia, mango, avocado
e altri. Anche la produzione di tuberi, come la manioca, da cui si ricava una
farina nutriente, è molto forte. Nelle foreste pluviali molte altre specie
vegetali, poco conosciute, sono attualmente oggetto di ricerca a scopo
farmaceutico e cosmetico.
Piantagione di banane nell’isola
caraibica di Guadalupa (politicamente facente parte della Francia)
Piantagione di ananas in
Tailandia
Piantagione di papaia in Perù
Piantagione di mango in Cambogia
Frutti di avocado in Colombia
Raccolto di manioca in Nigeria;
attualmente l’Africa è il maggiore produttore di questo tubero
Alla ricchezza delle specie
vegetali nella foresta corrisponde la ricchezza delle specie animali.
Si tratta solitamente di animali
di piccola taglia, molti dei quali sono adattati a vivere sugli alberi, come le
scimmie, i bradipi o i lemuri del Madagascar; nello strato più elevato vi sono
moltissimi uccelli (tra cui pappagalli e tucani), tra gli alberi e il suolo
vivono numerose specie di rettili (serpenti, iguane, lucertole) e un’estrema
varietà d’insetti, batteri e parassiti, che diffondono malattie pericolose per
l’uomo, come la malaria e la malattia del sonno (prodotta dalla puntura della
mosca tsè tsè).
Da sinistra: aluatta dal mantello
in Costa Rica, mandrillo in Nigeria, orango in Malesia
Un bradipo nella foresta
Amazzonica brasiliana
Femmina di lemure in Madagascar
Due ara scarlatti in Amazzonia
Tucano in Costa Rica
Anaconda verde nell’Amazzonia
peruviana
Boa arboricolo dell’Amazzonia in
Perù
Un’iguana verde (o iguana dai
tubercoli) nell’Amazzonia brasiliana
Una lucertola della specie Ameiva
gigante in Bolivia
Una mosca tsè tsè fotografata
nell’Università dell’Oregon (U.S.A.)
Al suolo in certe condizioni (la
presenza di un corso d’acqua, o di una radura) si possono trovare anche animali
di taglia maggiore, quali alcune specie di elefante e di rinoceronte tra gli
erbivori e la tigre tra i carnivori (la tigre è presente solo in Asia). Nei
corsi d’acqua vi sono caimani, coccodrilli e moltissimi pesci, tra cui i
temibili piranha.
Elefanti nella foresta dell’India meridionale
Un rinoceronte indiano nel Parco nazionale di Chitwan (Nepal)
Una tigre nella giungla indiana
Un coccodrillo nel Daintree National Park (Australia)
Un piranha in uno zoo statunitense
La foresta pluviale è un ambiente difficile per l’uomo: sono pochi i gruppi umani che vi abitano stabilmente, anche perché in passato le popolazioni indigene sono state spesso decimate e disperse dai colonizzatori. Tra quelle superstiti, alcune vivono in modo primitivo: è il caso dei pigmei in Africa e degli indios Yanomami in Amazzonia; questi gruppi non vivono tanto diversamente dalle comunità del Paleolitico, che non conoscevano né agricoltura né allevamento.
A sinistra pigmei Baka in Congo, a destra un gruppo di Yanomami nella
foresta Amazzonica
Ciò nonostante le foreste
tropicali sono oggi uno degli ambienti più gravemente minacciati dagli
interventi umani. Gli alberi vengono abbattuti per ricavarne legname e polpa di
legno; il sottosuolo viene scavato alla ricerca di oro, diamanti, ferro e
petrolio; i fiumi vengono utilizzati per la realizzazione di enormi centrali
idroelettriche; vaste aree vengono interamente disboscate per lasciare spazio
alle coltivazioni e al pascolo. Il suolo della foresta è però povero di
sostanze nutritive, che sono invece contenute nella vegetazione: infatti la notevole
temperatura e l’umidità sono causa di una rapida decomposizione dei materiali
organici. Quando la foresta viene abbattuta, le piogge intense erodono lo
strato di humus e in pochi anni il terreno diviene improduttivo; vengono allora
messe a coltura nuove aree e così la foresta si ritira ad un ritmo
impressionante in tutti i continenti. Con il disboscamento procede anche
l’estinzione massiccia di specie vegetali e animali, molte delle quali sono
ancora poco note.
Deforestazione in Papua Nuova Guinea
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