venerdì 19 febbraio 2016

39 Il pianeta Terra - Gli ambienti dei climi freddi

GLI AMBIENTI DEI CLIMI FREDDI

Nelle regioni polari, situate interamente oltre i circoli polari artico e antartico, il clima è molto rigido e in inverno il Sole rimane per mesi al di sotto dell’orizzonte. In quest’area, che comprende l’Antartide ed alcune isole del Mar Glaciale Artico, in particolare gran parte della Groenlandia, pochissimi vegetali riescono a svilupparsi: solo in alcune zone si trovano muschi, licheni ed alghe terrestri, ma essi formano esclusivamente piccole chiazze e non un manto di vegetazione.

Aurora boreale in Groenlandia

Vi sono invece diversi animali che, mancando completamente il cibo vegetale sulla terra, si nutrono in mare: foche, trichechi ed orsi polari nella regione artica, pinguini in quella antartica. Si tratta di animali in grado di resistere al freddo intenso, grazie ad uno spesso strato sottocutaneo e, nel caso dell’orso, ad una folta pelliccia. Per difendersi dal freddo alcuni di questi animali vivono in colonie molto dense: nel periodo invernale in cui la temperatura può scendere sotto i -80°, i pinguini stanno gli uni attaccati agli altri in grandi gruppi, in modo da offrire all’aria gelida solo una piccola parte del loro corpo.

Esemplari di pinguino imperatore in Antartide

Nelle regioni a clima subpolare, intorno al circolo polare artico, l’estate è troppo breve e l’inverno troppo freddo perché possano sopravvivere alberi: la temperatura media non supera mai i 10°. Qui il suolo è gelato per molti mesi l’anno, spesso anche in profondità, e le precipitazioni sono scarse. In queste condizioni sfavorevoli alla vita vegetale ed animale si sviluppa la tundra, presente quasi esclusivamente nell’emisfero boreale (vedi lezione CLIMI E REGIONI CLIMATICHE – LA REGIONE ARTICA, post del giugno 2014).
La vegetazione della tundra è costituita da muschi, licheni, erbe ed arbusti (per lo più striscianti, ossia che si estendono quasi a contatto con il suolo).

Vegetazione della tundra canadese nel periodo estivo

La fauna è formata soprattutto da animali migratori, quali molti uccelli e, tra i mammiferi, il caribù in America e la renna in Eurasia; tra i carnivori si trova il lupo, che segue le mandrie di caribù e di renne nelle loro migrazioni stagionali. Altri animali trascorrono l’inverno in letargo, come i lemming, mentre sono poco numerosi quelli che rimangono attivi tutto l’anno, come il bue muschiato.

Caribù nell’inverno canadese

Un lupo artico in Canada

Un lemming della Lapponia

Buoi muschiati nella tundra russa

Anche nelle regioni di alta montagna si ha un clima freddo; sulle montagne presenti nelle zone temperate troviamo, al di sopra della foresta di latifoglie e di aghifoglie, una vegetazione di arbusti e licheni simile alla tundra ed infine i ghiacci. Si tratta, insomma, della stessa successione di ambienti che si riscontra spostandosi dalle regioni a clima subpolare verso i poli, con le stesse specie vegetali, anche se non mancano alcune specie endemiche (cioè presenti solo in una data zona).
Nelle aree montuose vivono numerosi animali, sia erbivori (come lo yak tibetano e la vigogna andina), sia carnivori (come il leopardo delle nevi in Asia e il puma in America): questi animali si sono adattati al freddo intenso ed hanno quasi sempre una spessa pelliccia che li protegge, come lo yak, il cincillà sudamericano, o la viscaccia boliviana.

Due yak tibetani nel Tibet (Cina)

Vigogne nelle Ande peruviane
  
Un leopardo delle nevi

Un puma sulle Montagne Rocciose canadesi

Un cincillà

Una viscaccia boliviana

Un problema tipico delle aree montuose è la scarsità di ossigeno: la vigogna, il cui habitat si trova tra i 4.000 e i 5.500 metri di altitudine, ha un alto numero di globuli rossi nel sangue, che le permettono di utilizzare meglio l’ossigeno disponibile. Un simile adattamento si riscontra anche in altri mammiferi, tra cui l’uomo: le popolazioni che vivono in alta montagna hanno un maggior numero di globuli rossi di quelle che risiedono in pianura.
Ampie aree caratterizzate da vegetazione di montagna si hanno su tutte le principali catene montuose ed in particolare sull’Himalaya, sulle Ande e sulle Montagne Rocciose. Le catene montuose però non sono tutte collegate le une alle altre, perciò le specie animali sono spesso diverse da catena a catena ed alcune vivono solo in aree ristrette: l’endemismo è un fenomeno assai comune nella fauna montana.

Vegetazione simile a quella della tundra nella Montagne Rocciose del Colorado (U.S.A.)

Le regioni polari, la tundra e l’alta montagna sono ambienti inadatti alla vita umana e infatti la presenza dell’uomo è sempre stata assai limitata: alcune popolazioni vivono perennemente in questi ambienti, dedicandosi soprattutto alla caccia, come fanno gli Esquimesi, o all’allevamento delle renne, che è l’attività principale dei Lapponi. Questi ambienti perciò sono ancora in prevalenza intatti, ad eccezione delle montagne vicine ai grandi centri urbani, che sono state spesso devastate da uno sfruttamento turistico irresponsabile. Si tratta però di ecosistemi estremamente fragili, perché lo sviluppo di tutte le forme di vita avviene in condizioni difficili e bastano modifiche minime dell’ambiente per alterare l’equilibrio naturale. Per questi motivi l’Antartide è protetta da trattati internazionali (a partire dal Trattato Antartico del 1959, entrato in vigore nel 1961, a cui sono succedute altre convenzioni), che hanno disposto che il continente non appartiene ad alcuno Stato (tranne una parte ristretta) e vi sono proibiti lo sfruttamento economico e l’utilizzo per scopi bellici (sono interdette le attività militari che comportino esplosioni nucleari e il deposito di materiale radioattivo). L’Antartide è abitata solo da qualche migliaio di scienziati che lavorano in diverse stazioni di ricerca, per lo più per brevi periodi coincidenti di solito con l’estate.

Base scientifica argentina in Antartide



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