Grandi città esistono, in Asia
come in Europa e nell’Africa settentrionale, da migliaia di anni, ed esse hanno
sempre svolto un’importante funzione religiosa, culturale, militare, economica (in
quanto centri commerciali e artigianali) e soprattutto amministrativa (in
quanto centri del potere politico). Negli altri continenti le città hanno
invece un’origine più recente, perché vennero fondate dai coloni europei e dai
loro discendenti negli ultimi cinque secoli: a partire dal XVI secolo in
America, dove alcune città esistevano già prima dell’arrivo degli spagnoli;
soprattutto nel XIX e nel XX secolo nell’Africa a sud del Sahara e in Oceania.
Veduta di Roma: come altre città europee, la capitale dell’Italia ha
origine latina, ma nei secoli si è sviluppata nei numerosi quartieri medievali
Fès (Marocco) è, come molte città arabe, di origine medievale, e si è
sviluppata accanto alla medina (la città fortificata) sorta attorno alla
moschea; si caratterizza per le vie tortuose e strette, con tante abitazioni,
botteghe e suk
Veduta di Bangkok (Tailandia): le città asiatiche dell’Oriente hanno
origine antica e il centro urbano, spesso di epoca medievale, si è sviluppato intorno
al palazzo del sovrano o al tempio principale (nella foto i tetti in primo
piano sono quelli di un tempio buddista)
Il Palazzo de La Moneda a Santiago del Cile: la residenza del
Presidente cileno venne costruita tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX
secolo secondo lo stile coloniale del Sudamerica
Fino all’Ottocento però anche
nelle regioni in cui le città erano numerose ed avevano raggiunto grandi
dimensioni, esse ospitavano solo una percentuale minima della popolazione, che
era più numerosa in campagna.
La situazione si modificò con la
nascita e lo sviluppo delle industrie, prima in Europa (XVIII-XIX secolo) e poi
nell’America settentrionale (XIX secolo), in Giappone (XIX-XX secolo) e in
Australia (XX secolo): le possibilità di lavoro presenti in città attirarono un
gran numero di lavoratori e si ebbe un massiccio spostamento della popolazione dalle
zone rurali a quelle urbane. Come conseguenza, queste città sono divenute
enormi e capaci di svolgere funzioni complesse: quella politica se si tratta di
una capitale, quella finanziaria con le Borse e gli uffici delle
multinazionali, quella universitaria, quella turistica se la città conserva
monumenti storici e musei, quella del divertimento con i centri di produzione
televisiva e cinematografica, i teatri più prestigiosi e le discoteche alla
moda, e così via.
Il Campidoglio di Washington, sede del Congresso (= parlamento)
statunitense; è, con la Casa Bianca, il simbolo del potere politico degli Usa
L’Opera House di Sidney (Australia): nelle grandi metropoli occidentali
si trovano sale da concerto, teatri, discoteche, biblioteche, musei tra i
migliori del mondo
Anche nelle altre regioni della
Terra si è avuta una rapida crescita urbana negli ultimi due secoli, e in
particolare nel Novecento: attualmente sono soprattutto le città asiatiche e
africane che registrano un forte incremento demografico, mentre i ritmi di
crescita sono rallentati in Europa, America del Nord e Oceania. Così, se nel
1900 le 10 città più popolose erano Londra, New York, Parigi, Berlino, Chicago,
Vienna, Tokyo, San Pietroburgo, Manchester e Filadelfia (ossia 6 città europee,
3 degli Stati Uniti e una asiatica), oggi la situazione è molto cambiata.
Nel 2015 infatti le 10 città più
popolose erano le seguenti:
1 Tokyo (Asia)
35,5 milioni di abitanti
|
|
2 Shanghai (Asia)
23,8 milioni
|
|
3 Città del Messico (America)
21 milioni
|
|
4 New York (America)
19,5 milioni
|
|
5 San Paolo (America)
19 milioni
|
|
6 Mumbai (Asia)
18,4 milioni
|
|
7 Giacarta (Asia)
16,8 milioni
|
|
8 Delhi (Asia)
16,3 milioni
|
|
9 Pechino (Asia)
16 milioni
|
|
10 Dacca (Asia)
15,2 milioni
|
Attenzione, però: la classifica
precedente va letta con prudenza. Essa infatti tiene conto non del numero degli
abitanti delle singole città, bensì dell’agglomerato urbano all’interno del
quale sorgono le singole città. La crescita urbana, infatti, ha portato alla
nascita di due tipi di città, che sono le metropoli e le megalopoli.
Una metropoli (dal greco metrópolis = città madre) è una città
con oltre un milione di abitanti; attorno ad essa sono sorti o si sono
ingranditi numerosi centri minori, al punto che si è formato un unico e ampio
agglomerato dal paesaggio edilizio abbastanza uniforme, al punto che non è più
distinguibile dove finisce la metropoli e dove cominciano i centri circostanti.
Questi si trovano sempre lungo le maggiori vie di comunicazione che si
irradiano dalla metropoli e la loro crescita ha causato il fenomeno della
“città diffusa”: un paesaggio urbano al cui interno si trovano enormi periferie
meno edificate, abitate da pendolari che quotidianamente si recano a lavorare
presso i centri maggiori, utilizzando i servizi di trasporto pubblico o i mezzi
privati.
Veduta aerea di Los Angeles (Usa): nelle metropoli non esiste più una
netta divisione tra la città vera e propria e i centri minori e tutto si
confonde in uno spazio edificato vastissimo
Una megalopoli (dal greco megas = grande e polis = città) è un’estesa regione abitata da almeno 20 milioni di
persone, formata da una serie di metropoli che, ingrandendosi, hanno finito con
l’avvicinarsi fisicamente o con il collegarsi dal punto di vista economico e
culturale. Collegate da rapide vie di comunicazione, le diverse zone di una
megalopoli svolgono spesso funzioni diversificate, ma tra loro fortemente
integrate. All’interno di una megalopoli si riscontra il paesaggio della “città
diffusa”, comprensivo di aree verdi, zone agricole, piccole cittadine, aree
industriali, regioni turistiche. Alcune megalopoli possono anche superare i
confini nazionali e unire città di Stati diversi (come ad esempio la megalopoli
renana, che comprende Colonia, Francoforte, Bruxelles, Amsterdam e Zurigo,
ossia città della Germania, Belgio, Paesi Bassi e Svizzera).
Veduta di Duisburg: la città tedesca fa parte della regione
metropolitana Reno-Ruhr
Oggi nel mondo (esclusa l’Europa)
le principali megalopoli sono 7:
- quella giapponese (detta
Tokaido, che significa «strada del mare orientale») che va da Tokyo a Fukuoka e
comprende anche Osaka, Kobe, Kyoto, Nagoya, per un totale di circa 70 milioni
di abitanti;
- quella formatasi nella fascia
atlantica degli Stati Uniti (e detta Boswash), comprendente le città di Boston,
New York, Philadelphia, Baltimora e Washington, per un totale di circa 50
milioni di abitanti;
- quella cinese del Guangdong,
che comprende numerose città cinesi (tra cui Canton e Macao) ed arriva sino ad
inglobare Hong Kong, per un totale di circa 50 milioni di abitanti;
- quella dei Grandi Laghi (detta
Chipitts), che comprende Chicago, Indianapolis, Cincinnati, Detroit, Toronto,
Cleveland e Pittsburg ed è abitata da circa 25 milioni di persone;
- quella brasiliana che va da San
Paolo a Rio de Janeiro a Belo Horizonte, con circa 25 milioni di abitanti;
- quella californiana (detta Sun
City), che va da San Francisco a San Diego e ingloba anche Los Angeles, con
circa 20 milioni di abitanti;
- quella indonesiana nella parte
occidentale dell’isola di Giava, attorno a Giacarta.
Veduta di Canton, città della megalopoli del Guangdong
Veduta di San Francisco, città della megalopoli californiana
La crescita urbana in Africa a
sud del Sahara è attualmente in forte aumento, sebbene non sia accompagnata da
un adeguato sviluppo socioeconomico; succede così che alcune città africane, le
capitali di uno Stato, si ingrandiscono enormemente, ma rimangono attorniate da
vaste regioni rurali spesso prive di contatti con la grande città. I governi di
molti paesi hanno concentrato la quasi totalità degli investimenti statali ed
esteri per la crescita della capitale, costruendo industrie, centri
commerciali, vie di comunicazione (strade, aeroporti), servizi pubblici (uffici
governativi, ospedali, scuole), mentre il resto del territorio non ha avuto
alcun aiuto economico ed è rimasto ai margini dello sviluppo. La capitale
attira gli abitanti delle campagne, ma assume un aspetto assai particolare: se
gli immigrati interni finiscono nei quartieri periferici, spesso degradati, la
città si abbellisce con moderni quartieri degli affari (con grattacieli e
strade eleganti) e quartieri residenziali simili a quelli di una città europea,
ma abitati esclusivamente dagli strati sociali medi e alti della popolazione
(dirigenti governativi, imprenditori, impiegati statali, tecnici,
professionisti).
Una situazione abbastanza simile
si registra in alcune zone dell’America del Sud.
Il Cairo (Egitto): vecchio e nuovo si mescolano variamente
Nel XX secolo si è registrato un
altro fenomeno interessante che riguarda le città: quello della costruzione di
nuove capitali (al posto di capitali più antiche), che spesso sono le
realizzazioni più spettacolari dell’architettura urbana contemporanea. Gli
esempi più noti sono quelli di Canberra in Australia (scelta come luogo in cui
costruire la nuova capitale australiana nel 1908), Nuova Delhi in India
(progettata all’inizio del XX secolo e scelta come capitale nel 1911), Brasilia
in Brasile (edificata tra il 1956 e il 1960), Islamabad in Pakistan (costruita
negli anni Sessanta del XX secolo), e Abuja in Nigeria (scelta come capitale
nel 1976 e ufficialmente decretata tale nel 1991).
Brasilia, la capitale del Brasile dal 1960
Abuja, capitale della Nigeria dal 1991
La crescita urbana nel mondo pone
comunque numerosi problemi, alcuni comuni alle diverse città, altri diversificati
a seconda delle condizioni economiche dei paesi in cui essa avviene.
Comune a tutte le grandi città è
il fenomeno dell’inquinamento, altissimo in India (Nuova Delhi risultava nel
2013 la città più inquinata del pianeta), in Bangladesh (Dacca), in Pakistan
(Karachi), in Cina (Pechino) e in alcune città della Russia (Noril’sk,
Cerepovec); anche alcune città africane risultano molto inquinate, come Accra
(capitale del Ghana) e Lagos (in Nigeria). In generale, molte metropoli devono
fare i conti con una serie di problemi ambientali, quali la carenza di spazi
verdi, la difficoltà di smaltire masse crescenti di rifiuti, il traffico
automobilistico caotico.
Una strada a Calcutta (India): smog e rifiuti abbandonati per strada
degradano la vita in molte città del mondo
Anche il sovraffollamento
riguarda molte città del mondo: lo si può vedere dalla lista seguente, con l’avvertenza
però che i dati trovati in rete non sono attendibili al 100% né uniformi (alcuni
riguardano l’area metropolitana, altri l’area urbana complessiva – nel
complesso, comunque, possono dare un’idea del fenomeno):
Luanda (Angola) ha 45.700
abitanti per kmq
Dacca (Bangladesh) 41.600
Manila (Filippine) 41.500
Mumbai (India) 28.500
New York (Usa) 26.400
Onitsha (Nigeria) 25.000
Calcutta (India) 24.200
Il Cairo (Egitto) 22.000
Parigi (Francia) 21.400
Bangalore (India) 17.600
Seul (Corea del Sud) 16.700
San Francisco (Usa) 16.600
Lagos (Nigeria) 16.300
Giacarta (Indonesia) 15.000
Buenos Aires (Argentina) 14.300
Tokyo (Giappone) 14.000
Dakar (Senegal) 12.400
Accra (Ghana) 12.300
Teheran (Iran) 12.200
Osaka (Giappone) 12.100
Boston (Usa) 12.100
Chicago (Usa) 12.000
Filadelfia (Usa) 11.200
Delhi (India) 11.000
Taipei (Taiwan) 9.600
Santiago (Cile) 9.600
Kampala (Uganda) 9.400
Yaoundé (Camerun) 9.300
Shanghai (Cina) 8.200
Singapore 7.600
San Paolo (Brasile) 7.300
Belo Horizonte (Brasile) 7.100
Veduta aerea di Accra, capitale del Ghana
Negli Stati sviluppati i terreni
edificabili hanno costi molto alti, perciò i costruttori tendono ad edificare
palazzi a molti piani: sono i grattacieli che danno al cuore di molte metropoli
statunitensi o asiatiche un aspetto uniforme. Nei quartieri periferici, in cui
gli affitti sono meno costosi, ma le condizioni di vita peggiori, si
concentrano le famiglie con reddito basso: questi quartieri vengono spesso
indicati con la parola inglese slum o con quella italiana ghetto, che è il
termine usato in passato in Europa per indicare i quartieri chiusi riservati
agli ebrei. In questi quartieri tutti i servizi sono scadenti: dalle scuole
pubbliche, dove vi è un altissimo numero di ragazzi cresciuti in condizioni
difficili e spesso già coinvolti in attività criminali, agli spazi verdi,
spesso assenti o degradati. Vi è un’ampia circolazione di droga e la violenza
diviene spesso l’unico modo per affermarsi: si formano così bande giovanili,
tra cui la criminalità organizzata recluta spacciatori, e l’uso delle armi è
molto frequente. L’altissimo numero di omicidi tipico delle grandi città
americane ha origine proprio dalle drammatiche condizioni di vita dei ghetti
urbani.
Oltre ai quartieri degradati, le opulente città del Primo Mondo
conoscono abbondantemente il problema degli homeless, gente che vive chiedendo
l’elemosina nelle strade (nella foto siamo a Chicago, Usa)
Nei paesi del Terzo Mondo la
mancanza di interventi da parte dei governi e la rapidità della crescita urbana
aggravano i problemi generici delle città. In questi Stati l’incremento
demografico non può essere assorbito dalle campagne, in cui quasi sempre le
terre disponibili sono già sfruttate al limite delle loro potenzialità, e
talvolta anche oltre; perciò la mancanza di lavoro e le calamità che si
abbattono periodicamente sulle campagne, quali le siccità, le alluvioni, il
passaggio delle cavallette e a volte le guerre, provocano un esodo continuo
verso le città, dove le possibilità di sopravvivere appaiono maggiori.
Trattandosi di paesi poveri, lo Stato non sempre ha i mezzi per intervenire, né
per impedire un’immigrazione massiccia, né per fornire i nuovi quartieri almeno
dei servizi di primaria necessità.
Questa discarica a Manila (Filippine) è la più grande del mondo: circa
30.000 persone vi vivono e vi cercano cibo e oggetti tra i rifiuti
Questi quartieri sorti
spontaneamente, senza autorizzazione e senza progetto, vengono chiamati bidonville (città di bidoni) nelle città
africane un tempo colonizzate dai francesi, oppure shanty town nelle ex-colonie inglesi, o ancora favelas in America Latina: qui le abitazioni sono baracche
costruite con materiali di recupero, quali pezzi di lamiera, assi di legno,
teli di plastica, barili vuoti, materiale preso nelle discariche; il rifornimento
di acqua potabile e le fognature sono insufficienti, o mancano del tutto e
molto spesso si utilizzano delle fosse come latrine comuni; per risparmiare il
“materiale” da costruzione spesso una baracca viene costruita addossata a
un’altra, per guadagnarvi una parete, il che provoca la vicinanza e la completa
mancanza di privacy tra una famiglia e l’altra. In queste condizioni vi è
sempre il rischio di epidemie e la mortalità, sia adulta, sia soprattutto
infantile, è alta. Gli abitanti delle bidonville non hanno di solito un lavoro
regolare e tutti, compresi i bambini, cercano di sopravvivere con attività di
diverso genere, spesso non legali: ad esempio si formano bande che costringono
con la forza o con l’inganno le famiglie più deboli a pagare un affitto per
l’utilizzo delle baracche. Anche qui, come nei ghetti urbani del nord del
mondo, sono molto diffusi gli episodi di violenza.
Le baracche della favela di Rio de Janeiro (Brasile)