domenica 31 agosto 2014

21 L'allevamento e il suo paesaggio



L’ALLEVAMENTO E IL SUO PAESAGGIO

L’allevamento è quell'attività con cui si fanno crescere e riprodurre certi animali per ricavarne cibo, pelli e pellicce, in cattività totale o parziale. Meno di frequente gli animali vengono allevati per sfruttare da essi una forza lavoro, o per farne commercio (per esempio con gli animali cosiddetti da compagnia, come cani, gatti, uccelli), o ancora per praticare qualche attività sportiva o ricreativa (ad esempio i cavalli per l’equitazione, o i tori per le tauromachie).

Romania: un cavallo utilizzato come forza da traino

Venditore di uccelli in gabbia a Parigi

È stato calcolato che nel mondo vengano allevati circa 70 miliardi di animali ogni anno. In Europa gli animali più allevati sono:
- il pollame
- i suini
- i bovini
- gli ovini
- gli equini.

Polli
Tacchini
Maiali
Mucche
Pecore
Cavalli

Come succede per l’agricoltura, anche per l’allevamento esistono ancora forme di allevamento familiare, praticate soprattutto nell’Europa dell’Est; una famiglia di agricoltori possiede alcuni animali (una mucca, o un maiale, o degli animali da cortile, cioè galline, tacchini, oche e così via) che alleva per uso personale.

Animali da cortile in una casa di contadini in Albania



Macellazione di un maiale allevato in casa in Ungheria

Ci sono poi delle forme di allevamento (che possiamo chiamare “estensive” e che si basano sulla pastorizia), che contano un discreto numero di animali, ma il cui utilizzo è limitato a un territorio circoscritto; è il caso di quegli allevatori di bovini, o di pecore, che utilizzano gli animali prevalentemente per il latte, che trasformano essi stessi in formaggi: le malghe in cui si allevano bovini sulle Alpi, o quelle per ovini sugli Appennini producono formaggi di qualità venduti soprattutto a livello locale, o in qualche caso a livello nazionale.
Questo tipo di allevamento viene praticato in forma nomade (gli animali vengono spostati continuamente alla ricerca di zone ricche di pascoli) o seminomade (gli animali vivono in stalle nel periodo invernale e vengono trasferiti a pascolare all’aperto in estate); viene praticato in tutti gli Stati europei.

Pastorizia in Irlanda


Produzione di formaggio nelle Alpi svizzere

Anche se la pastorizia sta avendo negli ultimi 30 anni una ripresa – dovuta al fatto che è più rispettosa dell’ambiente e delle condizioni di vita degli animali – è l’allevamento intensivo quello che dà da mangiare alla maggioranza degli europei, sempre più urbanizzati. Come per l’agricoltura, così per l’allevamento la produzione intensiva vuole ricavare dagli animali quanto più è possibile, in tempi rapidi e con alti profitti; per ottenere questo c’è bisogno di un’elevata quantità di energia (sotto forma di elettricità e di combustibili) e di acqua (per abbeverare gli animali) e un ricorso massiccio a farmaci (necessari per accelerare la crescita del bestiame, per curare le malattie, addirittura per inibire i comportamenti violenti che gli animali possono avere quando sono ridotti i cattività) e a prodotti chimici (dai fertilizzanti usati nell’agricoltura per incrementare le produzioni di foraggio ai mangimi per il bestiame). Ciò da una parte ha fatto aumentare negli ultimi 50 anni la produzione di carne e di latte, riducendone anche il prezzo e permettendo così una larga diffusione di questi prodotti, che fino alla Seconda guerra mondiale erano consumati ancora solo dalle fasce benestanti della società; dall’altra ha aggravato l’inquinamento e creato alcune patologie negli animali che hanno preoccupato notevolmente anche in anni recenti: nel 1996 è scoppiato il caso della cosiddetta “mucca pazza”, dovuto a una malattia dei bovini che poteva trasmettersi all’uomo e che ha provocato l’abbattimento di milioni di mucche, mentre nel 2003 si è creato il panico per l’influenza aviaria che ha colpito 150 milioni di volatili.

Allevamento intensivo

L’allevamento intensivo viene praticato in 2 modi fondamentali: in stalle o in zone all’aperto. Se l’allevamento brado (quello praticato all’aperto) conserva ancora qualche traccia di naturalità, quello in stalle (il più praticato) viene particolarmente criticato da ambientalisti e animalisti, preoccupati per la salute degli animali e per le conseguenze sull’ambiente.

Allevamento brado in Normandia (Francia)

Vediamo come sono fatte le stalle e quale paesaggio creano attorno a sé: limitiamoci per il momento a quelle bovine.
Ve ne sono di due tipi: quelle per mucche da latte e quelle per vitelloni da carne.
La stalla per mucche da latte è un grande edificio con le vacche divise su più file, separate da corridoi centrali dove viene distribuito il fieno. Le mucche trascorrono qui l’intera vita, nella quasi totale immobilità se sono tenute legate ad una rastrelliera, oppure libere di muoversi se la stalla è costruita appositamente per questo. Due volte al giorno vengono portate in una sala per essere munte, o, a volte, vengono munte direttamente in stalla (oggi anche con i cosiddetti “robot di mungitura”). Dalla mungitura si ricavano circa due litri di latte, che vengono poi portati in altre sedi o nelle industrie apposite per confezionarli in bottiglie o per ricavarne formaggi, panna, burro, ricotta e altri derivati. Ogni anno le mucche si riproducono, ma di solito non allattano direttamente il vitello, che è alimentato artificialmente fino allo svezzamento.

Una stalla in Islanda

Mucche in coda per la mungitura in una stalla francese

La stalla per vitelloni è di dimensioni minori: il vitello (cioè il bue nel primo anno di vita) viene qui ingrassato fino a quando diventa vitellone, ossia raggiunge i 2 o 3 anni ed è pronto per essere macellato e quindi per ottenerne la carne.

Allevamento di vitelli

Accanto alle stalle c’è a volte un recinto all’aperto dove le bestie vengono condotte durante la bella stagione; c’è poi una concimaia, dove si raccolgono le deiezioni prodotte ogni giorno dagli animali.
Poiché una vacca da latte del peso di circa due quintali mangia ogni giorno 30 chili di foraggio (a meno che non venga nutrita con mangimi), è proprio nella campagna che circonda le stalle che di solito si pratica la coltura dei foraggi. Ecco allora che nel paesaggio rurale legato all’allevamento, oltre alle stalle, ai recinti e alle concimaie, troviamo gli edifici in cui vengono conservati i prodotti vegetali destinati all’alimentazione del bestiame. Ce ne sono di 3 tipi:
- il fienile, che può essere una semplice tettoia o un edificio in muratura: contiene le balle di fieno, cioè l’erba secca o con pochissima umidità, e deve avere una buona aerazione e protezione dalle intemperie:
- il silo orizzontale, che è una vasca aperta delimitata da tre sponde di cemento e contiene i cereali raccolti ancora verdi e il foraggio coperto con teloni per proteggerlo dalla pioggia;
- il silo verticale, che è un cilindro di lamiera, usato per conservare gli alimenti concentrati (si chiamano pastoni) o i cereali in granella.

Silos in Francia

Non molto diversa è la situazione delle stalle per altri animali da allevamento.
Per i suini la stalla si chiama porcilaia ed è spesso un prefabbricato piuttosto ampio, che deve avere delle particolari caratteristiche di ventilazione e un microclima regolato. Spesso nei campi attorno alle porcilaie si coltivano mais e soia, che vengono utilizzati per l’alimentazione dei maiali; gli animali hanno una durata di vita diversa a seconda che vengano allevati per ottenerne carne fresca (in questo caso il maiale viene macellato quando pesa al massimo 100-110 chili) oppure salumi (l’animale viene macellato quando pesa tra i 150 e i 180 chili).

Allevamento di maiali in provincia di Modena (Italia)

Per gli ovini si chiama comunemente ovile, ha caratteristiche simili alle stalle bovine, ma prevede quasi sempre un recinto all’aperto.
Per il pollame ci sono condizioni particolari: gli animali vengono allevati in stie, cioè in piccole gabbie metalliche, spesso anche sovrapposte le une alle altre, con mangiatoie e abbeveratoi automatici. Lo spazio concesso al singolo animale è minimo: anche se le leggi europee hanno stabilito dei parametri precisi per l’allevamento del pollame, ci sono ancora situazioni che scuotono la sensibilità di molte persone, considerando che a volte in un metro quadro vivono anche 20 animali! Inoltre, per far aumentare la produzione di uova, in molte stalle viene lasciata accesa la luce elettrica giorno e notte, cosicché gli animali non godono di alcun momento di buio. Comunque, ci sono anche allevamenti di polli, in cui gli animali hanno la possibilità di muoversi e di razzolare la terra.

Allevamento di polli in Austria

Per i conigli si usano gabbie metalliche simili a quelle dei polli, quindi anch’esse con poco spazio per gli animali (durante la fase d’ingrasso 12-15 animali vengono stipati nello spazio di un m², cosicché i conigli possono solo girarsi su sé stessi e a malapena alzarsi sulle zampe posteriori); il 70% della produzione di conigli nel mondo è europea.

Allevamento di conigli in Francia

Ricordiamo altri animali che vengono allevati per utilizzi particolari in Europa:
- il bufalo mediterraneo italiano, allevato praticamente in tutta Italia per il latte da cui si ottiene la mozzarella di bufala e altri prodotti;

Bufali italiani

- il bisonte europeo, che, dopo la sua scomparsa in natura, è stato reintrodotto in cattività in alcuni Paesi europei, dove viene allevato solo per impedirne l’estinzione; la mandria più numerosa vive nella Foresta di Białowieża, tra Polonia e Bielorussia;

Bisonte europeo nella Foresta di Białowieża

- le oche e le anatre allevate in Francia, per ottenerne il “foie gras” dietro ingozzamento, cioè la somministrazione forzata di cibo mediante un tubo inserito in bocca, in gola e giù fino allo stomaco degli animali;

Ingozzamento delle oche in Francia

- il toro, allevato in Spagna, nel sud della Francia e in parte anche nel Portogallo, per le corride o altri spettacoli, come la corsa camarghese praticata nella Camargue (regione della Francia meridionale) dove l’animale non è un vero e proprio toro bensì un bue castrato;

Un toro durante una corrida in Spagna

- la renna, che è un animale semi-addomesticato, allevato in Scandinavia come animale da tiro o per la carne, il cuoio, i palchi e il latte;

Donne Lapponi con un branco di renne

- l’agnello, cioè il piccolo della pecora, allevato in Italia perché costituisce il piatto tipico delle festività pasquali;

Manifesto contro l’usanza dell’agnello pasquale

- il mulo, allevato nei Paesi mediterranei come animale da soma e da trasporto, utilizzato abbondantemente dagli alpini durante la Prima guerra mondiale;

Un alpino con il suo mulo durante la Grande Guerra

- l’asino dei Pirenei, allevato soprattutto nella Francia meridionale come animale da tiro o per il latte, da cui si ottengono alcuni prodotti cosmetici;

Asini dei Pirenei

- l’ape, allevata un po’ ovunque in Europa per il miele (il maggiore produttore di miele in Europa è l’Ungheria);

Un apicoltore nel Regno Unito

- il baco da seta, introdotto in Italia dai saraceni nel IX secolo, ebbe una notevole diffusione in Sicilia, ma la maggiore produzione di seta si ebbe nel XVIII secolo nell’Italia settentrionale; oggi l’allevamento del baco da seta è pressoché scomparso a causa della concorrenza cinese;

Allevamento di bachi da seta in Veneto nel 1930

- lo struzzo è stato introdotto in Italia nel XIX secolo: oggi alcune aziende allevano questo animale in vari Paesi europei.

Allevamento di struzzi in Ucraina

venerdì 29 agosto 2014

20 L'agricoltura e i paesaggi rurali



L’AGRICOLTURA

L’agricoltura si pratica utilizzando il suolo per coltivarlo e farvi crescere quei vegetali che servono soprattutto all’alimentazione (umana o animale), ma anche ad altre necessità (per esempio la cosmetica).

    Campagna francese

È un’attività fondamentale, praticata dall’uomo da circa 10.000 anni, cioè da quando è iniziato l’ultimo periodo della preistoria, il Neolitico; con l’agricoltura l’uomo ha cominciato a trasformare profondamente il territorio e di questo si parlerà più avanti in questa stessa lezione.
In Europa il terreno viene coltivato per produrre 5 tipi di vegetali fondamentali:
- i cereali
- la frutta
- gli ortaggi
- le colture industriali
- i foraggi.

I cereali sono piante alimentari, appartenenti alla famiglia delle graminacee, che forniscono frutti (in forma di chicchi) ricchi di amidi e proteine; essi devono essere seminati ogni anno, su un terreno che viene arato, sminuzzato e fertilizzato.
I cereali più importanti sono quattro:
1- il frumento (o grano), da cui si ricavano farine con cui fare pane, pasta, dolci; del frumento si utilizzano anche la paglia per le stalle degli animali e la crusca come foraggio per gli animali;
2- il riso, i cui chicchi si consumano interi sottoforma di pietanze diverse;
3- l’orzo, da cui si ottiene il malto, usato prevalentemente per fare la birra, o farine con cui fare pane e caffè d’orzo;
4- il mais, usato soprattutto per l’alimentazione del bestiame e solo in parte per quella umana (sottoforma di polenta, di pannocchie lessate, di popcorn, di olio).











Coltivazione di frumento in Ucraina











Risaia in Italia













Campo di orzo in Germania











Coltivazione del mais in Ungheria

La frutta è prodotta prevalentemente da alberi permanenti, cioè che vivono per un periodo di anni più o meno lungo; alcuni frutti nascono su steli simili a erbe (la fragola), o su cespugli (le more, i mirtilli).
Esistono tanti tipi di alberi da frutta, ma i principali nell’agricoltura europea sono:
- le pomacee, che danno frutti dalla polpa consistente, come le mele e le pere
- le rosacee, alla cui famiglia appartengono le pesche, le albicocche, le ciliegie, le susine, le prugne, frutti dalla polpa tenera
- gli agrumi (arancio, limone, pompelmo, mandarino)
- la vite, che produce l’uva
- l’olivo, che produce le olive
- le diverse piante che producono frutti che si consumano secchi: le noci, le mandorle, le nocciole, i pistacchi, i pinoli.
La frutta viene consumata dall’uomo in vari modi: fresca, conservata, come marmellata, come bevanda (succhi di frutta e bibite gassate – nelle quali, però, la percentuale di frutta presente è molto ridotta), nei dolci. L’uva e l’oliva sono due frutti particolari e molto pregiati, perché da essi si producono vino e olio.












Meli in Germania











Albicocchi in Francia











Fichi in Grecia











Agrumeto in Sicilia (Italia)








 Terrazzamenti coltivati a vigneti in Portogallo











Olivi in Crimea (Ucraina)



 




Mandorli in fiore in Andalusia (Spagna)

Gli ortaggi comprendono piante molto diverse tra loro: i loro frutti possono crescere sottoterra (patate, carote, cipolle, barbabietole, eccetera), o  sui rami di cespugli di piccole dimensioni (pomodori, melanzane, zucchine, peperoni, fagioli, piselli, eccetera), oppure si tratta di verdure che possiamo in qualche modo considerare delle vere e proprie erbe (vari tipi di insalata e radicchio, spinaci, bietola, cavolfiore, eccetera).
In molti Paesi europei resiste la consuetudine (in declino, in verità, data la vasta urbanizzazione) di coltivare gli ortaggi in casa (nell’orto) per un uso famigliare o molto ristretto, mentre quelli che vengono acquistati nei supermercati vengono di solito coltivati in serre, sia perché in questo modo si proteggono dalle intemperie e si possono coltivare in ogni stagione, sia perché le piante che li producono sono generalmente di modeste dimensioni.
In Europa ci sono zone in qualche modo specializzate nella produzione di certi ortaggi: si pensi ai cavolini di Bruxelles o ai crauti tipici dell’Europa settentrionale, oppure ai pomodori o ai capperi che crescono nell’Europa mediterranea. Inoltre ci sono prodotti che vengono definiti a Indicazione Geografica Protetta (IGP) o anche a Denominazione di Origine Protetta (DOP), due marchi riconosciuti dall’Unione Europa per salvaguardare alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui vengono prodotti; ad esempio, per limitarci all’Italia, il radicchio di Treviso o la cipolla di Tropea, l’asparago di Bassano del Grappa o il basilico genovese, la lenticchia di Castelluccio di Norcia o il pomodoro di Pachino.
La varietà e la specializzazione di un certo prodotto in una data regione dipendono da un fattore essenziale nella pratica agricola: le condizioni climatiche.
Affine alla coltivazione degli ortaggi si può considerare la floricoltura, praticata sia all’aperto sia in serra.











Mercato di ortaggi locali in Svezia; nei Paesi del Nord Europa molti frutti e legumi venduti nei negozi sono di importazione











Un orto familiare italiano







Coltivazione di pomodori in una serra russa







Coltivazione del radicchio di Treviso (Italia)








Campi di tulipani in Olanda


Le colture industriali si chiamano così, perché il raccolto viene venduto direttamente all’industria di trasformazione (come accade per i cereali). Sono piante che forniscono prodotti fondamentali e/o di largo consumo, quali lo zucchero (ricavato dalla barbabietola da zucchero), oli diversi da quelli d’oliva (il girasole, la soia, la colza), fibre tessili (il lino, il cotone e la canapa) e sigarette (il tabacco). Le colture industriali vengono spesso coltivate in rotazione con i cereali.











Campo di barbabietola da zucchero in Svezia










Coltivazione del girasole in Ucraina









La raccolta della soia in Irlanda








Campo di cotone in Grecia, il maggior produttore europeo di questa pianta








Tabacco coltivato in Bulgaria

I foraggi sono erbe usate per l’alimentazione e la cura del bestiame; queste erbe vengono periodicamente tagliate e fatte seccare per ottenere il fieno, che viene conservato nei fienili, o la paglia, che si usa per accudire gli animali nelle stalle.
I foraggi vengono coltivati in prati, che possono essere permanenti, oppure si possono avvicendare con la coltivazione dei cereali: in questo modo il terreno acquista nuova fertilità.
In alternativa ai prati ci sono i pascoli, cioè dei terreni erbosi (presenti soprattutto in montagna nella stagione estiva e nell’Europa centrale in tutte le stagioni) dove vengono portati gli animali a pascolare, in modo che si alimentino direttamente brucando l’erba.










 Fienagione in Svizzera










Pascoli alpini in Austria

 IL PAESAGGIO RURALE

La pratica dell’agricoltura – come già detto – risale al Neolitico ed ha ampiamente modificato il paesaggio europeo. Ciò è avvenuto in vari modi:
-         eliminando la vegetazione spontanea, costituita prevalentemente da foreste di latifoglie (di cui a volte rimangono filari di alberi a delimitare una proprietà dall’altra);
-         cambiando la forma stessa del terreno, in particolare mediante la costruzione di terrazzamenti (una specie di gradoni sostenuti con dei muretti in pietra) nelle zone in forte pendenza;
-         scavando canali o deviando fiumi e ruscelli per portare l’acqua nei campi, o, al contrario, per farla defluire dove ce ne fosse troppa (bonificando così le zone paludose);
-         usando concimi organici (il letame) o chimici (prodotti industrialmente), che da una parte hanno reso i campi più fertili, dall’altra hanno provocato forme di inquinamento anche gravi.










 Terrazzamenti in Grecia








Un trattore sparge sostanze chimiche su un terreno agricolo

Tutte queste modifiche hanno creato il cosiddetto paesaggio rurale (o agricolo), che, nonostante il grande sviluppo dei centri urbani avvenuto in Europa negli ultimi due secoli, domina ancora vaste regioni del nostro continente.
Il paesaggio rurale, comunque, non è omogeneo, ma se ne distinguono due tipi fondamentali: quello a insediamenti sparsi (con case isolate circondate dai campi) e quello a insediamenti concentrati (con le case raggruppate a formare paesi e cittadine, dove risiedono le persone che lavorano nella campagna circostante).

    Campagna a insediamento sparso in Finlandia

Nel caso degli insediamenti concentrati in Europa si riscontrano alcune diversità:
- nelle pianure settentrionali si trovano facilmente villaggi allungati lungo i bordi di una strada che attraversa il paese da una parte all’altra;
- oppure, come in Francia, Germania e Danimarca, i villaggi hanno una forma circolare, sviluppatasi intorno ad una piazza dove si trovano gli edifici principali (la chiesa, il municipio, la scuola e, nel Medioevo, il pozzo da cui tutti attingevano l’acqua per uso quotidiano);
- nelle pianure dell’Europa centrale e meridionale i villaggi hanno spesso una forma irregolare;
- nelle zone costiere mediterranee molti paesi sono arroccati sui rilievi, perché in passato gli abitanti dovevano difendersi dagli attacchi pirateschi o dalla malaria che era diffusa nelle zone basse e spesso paludose.








Villaggio “allungato” in Lituania







Il villaggio circolare di Murviel-lès-Béziers in Francia








Il villaggio irregolare di Gračišće (Croazia)






Bonifacio, cittadina arroccata sul mare in Corsica (Francia)

Un altro elemento caratterizzante del paesaggio rurale è conseguenza del tipo di agricoltura che vi viene praticato: agricoltura intensiva o agricoltura estensiva.
L’agricoltura intensiva è quella che sfrutta il terreno al massimo, per ricavarne quanto più è possibile; per questo è un’agricoltura che fa largo uso di macchinari e di sostanze chimiche, che spesso vengono irrorate sul terreno anche mediante aeroplani ed elicotteri, che permettono di operare molto più rapidamente, ma aggravano i problemi di inquinamento. La forte meccanizzazione ha fatto diminuire notevolmente la manodopera agricola: pochi contadini possono coltivare con le macchine ettari ed ettari di campi.
Dove si pratica questo tipo di agricoltura vengono coltivate più varietà di prodotti, cioè si pratica la policoltura, il che diversifica anche il paesaggio per forme e colori. I prodotti coltivati, comunque, sono decisi in base al suolo, al clima e anche alle richieste del mercato: se la domanda di un prodotto tende a diminuire, esso non viene più coltivato e lo si sostituisce con altri prodotti per i quali la domanda è in crescita e che perciò offrono migliori possibilità di guadagno.
L’agricoltura intensiva richiede spese notevoli per migliorare e aumentare la produzione: sistemi d’irrigazione, serre, dispositivi antigrandine e così via. Spesso ogni tipo di coltivazione necessita di tecniche ed attrezzature particolari ed è per questo che in certi casi la policoltura viene sostituita dalla monocoltura (coltivazione di un solo prodotto): in questo modo le attrezzature necessarie sono minori. La monocoltura, però, non solo crea un paesaggio uniforme e monotono: ha anche il difetto di essere rischiosa, poiché il diffondersi di una malattia che aggredisce all’improvviso un certo prodotto, oppure il calo repentino della domanda di quel prodotto, provoca gravi perdite all’azienda agricola.
L’agricoltura estensiva (meno praticata in Europa, ma non in altri continenti) è tipica delle piccole proprietà e delle zone meno fertili, come quelle di montagna. Usa in minor numero mezzi meccanici e prodotti chimici e spesso ciò che produce è destinato al mercato locale o addirittura all’autoconsumo, cioè ciò che viene prodotto è mangiato dalla famiglia di contadini che ha lavorato il proprio terreno.
Va ricordato, infine, che anche alcune coltivazioni particolari fanno un uso limitato di macchinari: è il caso, ad esempio, della vite, che richiede un lavoro in gran parte fatto a mano, ma che offre un alto reddito, poiché dà un prodotto (il vino) molto richiesto.







Campagna austriaca: la varietà di colori segnala che vi viene praticata la policoltura







Un aeroplano sparge sostanze chimiche sui campi: siamo in presenza sicuramente di un’agricoltura intensiva




Paesaggio tutto uguale, perché vi viene praticata una monocultura: quella degli olivi (Andalusia, Spagna)




Fienagione in Romania: la tecnica usata rivela che siamo in presenza di un’agricoltura estensiva a conduzione familiare




Vendemmia in Provenza (Francia): la raccolta dell’uva è un lavoro agricolo che si pratica a mano e con una certa fatica



Alcuni dati statistici:
1- Principali Paesi europei produttori di frumento (dati in milioni di tonnellate – 2009):

Russia
61,7
Francia
38,3
Germania
25,2
Ucraina
20,9
Regno Unito
14,4
Polonia
9,8
Italia
6,3
Danimarca
6,0
Romania
5,2
Spagna
4,8

2- Principali Paesi europei produttori di orzo (dati in migliaia di tonnellate – 2010):

Russia
15,7
Germania
11,7
Francia
10,3
Ucraina
9,0
Regno Unito
5,5
Spagna
4,4
Danimarca
3,7
Polonia
3,4
Repubblica Ceca
2,2

3- Principali Paesi europei produttori di mele (dati in milioni di tonnellate – 2012):

Polonia
2,9
Italia
1,93
Francia
1,16
Germania
0,97
Ungheria
0,74
Spagna
0,38
Romania
0,35
Olanda
0,28
Portogallo
0,24
Belgio
0,22
Regno Unito
0,21

4- Principali Paesi europei produttori di vino (dati in milioni di ettolitri – 2012):

Italia
43,8
Francia
41,1
Spagna
31,1
Germania
9,0
Portogallo
6,3
Romania
3,3

5- Principali Paesi europei produttori di olio di oliva (dati in percentuale sulla produzione mondiale del 2010):

Spagna
45,5%
Italia
16,8%
Grecia
10,8%
Portogallo
2,0%




ESERCIZIO:
Conosci dove sono stati prodotti gli alimenti che consumi abitualmente? Verificalo completando la seguente tabella: chiedi aiuto ai genitori e controlla ciò che è indicato nella confezione del cibo che hai acquistato:

CIBO
PRODUZIONE
CIBO
PRODUZIONE
Latte

Pasta

Riso

Caffè

Merendina

Acqua

Mela

Succo di frutta

Pera

Bibita

Pesca

Carne

Banana

Formaggio

Arancia

Pesce

Pomodoro

Insalata

Zucchina

Yogurt

Peperone

Gelato

Carota

Dolce

Zucchero

Sale

Cornflakes

Aceto

Altro a piacere