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lunedì 17 luglio 2017

46 La popolazione mondiale: la razza umana


Quando un giorno un agente di frontiera chiese al famoso scienziato Albert Einstein a quale razza appartenesse, egli rispose: «Alla razza umana».
Sebbene gli esseri umani si distinguano per alcune caratteristiche somatiche (colore della pelle, colore e forma degli occhi, colore dei capelli, statura e sviluppo delle membra e così via), l’esame del DNA (l’acido desossiribonucleico che si trova nel nucleo delle cellule ed è portatore dei caratteri ereditari delle persone) ha dimostrato che apparteniamo tutti alla stessa specie, l’Homo sapiens sapiens, che apparve sulla Terra circa 300.000 anni fa in Africa. Mentre altri gruppi di uomini preesistenti scomparvero, l’Homo sapiens sapiens si diffuse in tutto il pianeta, per cui oggi la popolazione umana ha più del 99% delle sequenze del DNA identico.

Il DNA umano

Ciò significa che dal punto di vista genetico tutti gli uomini appartengono a un’unica specie: le caratteristiche somatiche differenti tra le persone sono dovute al fatto che gli uomini hanno sviluppato tali caratteristiche per adattarsi meglio al proprio ambiente di vita. Per esempio le popolazioni che vivevano nelle regioni intertropicali scurirono il colore della pelle, perché le radiazioni solari sono qui particolarmente intense e una pelle scura costituisce una difesa contro le ustioni e alcune forme di tumori. Questo adattamento si verificò del tutto indipendentemente in popolazioni che non avevano contatti tra di loro, quali gli abitanti dell’Africa centro-meridionale e le popolazioni del Deccan indiano, gli indigeni della Melanesia e i negritos delle Filippine.

Tre diverse persone di pelle scura

Oppure, per fare un altro esempio, gli uomini che vivono in alta montagna, dove le temperature sono basse, presentano di solito una statura bassa, perciò la loro superficie corporea è più ridotta e così essi disperdono una minore quantità di calore. Spesso hanno anche la cassa toracica e i polmoni meno sviluppati, perché l’aria è meno densa e occorre respirarne di più, per poter assorbire l’ossigeno necessario, e hanno anche un maggior numero di globuli rossi nel sangue. Anche la bassa statura dei Pigmei sembra essere una forma di adattamento all’ambiente in cui vive questa popolazione.

Due uomini di bassa statura: un tibetano e un pigmeo del Rwanda

Gli studiosi non sono riusciti ancora a spiegare l’origine di tutte le caratteristiche somatiche presenti nelle popolazioni attuali: ad esempio perché cinesi e giapponesi hanno l’epicanto (o plica mongolica), ossia la piega della pelle che dà a queste popolazioni la forma “a mandorla”? Secondo alcuni essa si formò per un adattamento alla forte luce riflessa dai ghiacciai, nel periodo in cui il territorio di queste popolazioni era circondato da calotte glaciali; secondo altri era una forma di protezione contro i venti freddi della Siberia, dove ebbe origine il gruppo cosiddetto mongolico.

Due donne dell’Asia orientale: a sinistra una cinese, a destra una giapponese

Se a questo aggiungiamo il fatto che nel corso dei secoli la maggior parte dei gruppi umani si sono incontrati e mescolati, capiamo che parlare di “razze umane” oggi non ha più alcun senso o validità scientifica. Suddividere gli uomini in razze differenti, sulla base di caratteristiche fisiche nettamente distinte e magari attribuendo a loro – come si è fatto in passato – un differente livello di intelligenza e di moralità, significa solo alimentare il razzismo, un comportamento che in passato è servito unicamente a giustificare la dominazione o l’annientamento di popolazioni ritenute nemiche.
Nessuno scienziato ormai accetta una classificazione risalente all’Ottocento, che distingueva quattro razze principali, all’interno delle quali esistono altre diversità:
- europoide o caucasica: la cosiddetta “razza bianca”, diffusa in Europa e nei continenti europeizzati (America e Australia), nell’Asia occidentale e nell’Africa mediterranea (e comprendente quindi tanto gli arabi quanto i norvegesi, tanto gli italiani quanto gli indiani della valle dell’Indo):
- negroide: la cosiddetta “razza nera”, diffusa in Africa a sud del Sahara e nelle Americhe;
- mongoloide: la “razza gialla” presente in tutta l’Asia orientale e comprendente anche gli eschimesi e gli indios americani
- australoide: gli aborigeni australiani e delle isole della Melanesia ed anche alcune popolazioni della penisola indiana.

Un gruppo di aborigeni ed europei australiani

La scienza ha ormai accertato che le razze non esistono e che possono esistere più differenze tra due individui di una stessa popolazione, rispetto a quelle tra persone che vivono in comunità distanti tra loro centinaia di migliaia di chilometri. Esistono, invece, le etnie, che formano l’insieme delle culture della specie umana.
Il termine etnia (dal greco éthnos, che significa “popolo”) indica una comunità formata da membri che condividono un insieme di elementi culturali come la lingua, la religione, le conoscenze, gli usi, le tradizioni, le idee politiche eccetera. Con il concetto di etnia si fa riferimento al carattere storico e modificabile dei comportamenti e degli stili di vita delle comunità umane. Le caratteristiche etniche, pertanto, non dipendono da una predisposizione originaria e immutabile, così come si riteneva avvenisse per le razze; per fare un esempio semplicissimo, l’idea che il divorzio fosse una cosa immorale era piuttosto diffusa soltanto pochi decenni fa, quando un referendum in Italia introdusse la possibilità di sciogliere il vincolo del matrimonio (1970), mentre oggi nessuno si scandalizza più per il divorzio di due coniugi. Tuttavia, talvolta si tende a rappresentare alcune etnie come se i comportamenti dei loro membri derivassero da predisposizioni connaturate e immutabili. Vengono espressi stereotipi (cioè interpretazioni fondate su pregiudizi), come, ad esempio, che un certo popolo non ama lavorare o è formato da persone disoneste: ancora oggi, per fare un esempio, è diffuso lo stereotipo che gli italiani siano tutti mafiosi. Ciò crea gravissimi equivoci e può essere utilizzato per una propaganda politica apertamente xenofoba.

Manifestazione antirazzista a Londra nel marzo 2017










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