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mercoledì 24 febbraio 2016

42 Il pianeta Terra - Le savane

LE SAVANE

Tra i 10° ed i 25° di latitudine, sia nell’emisfero settentrionale sia in quello meridionale, si estende una fascia caratterizzata da alte temperature (tra i 20° e i 30°) e da precipitazioni anche abbondanti (fino a 1.800 mm annui), ma concentrate in una stagione. La stagione delle piogge dura fino a sette-otto mesi nelle regioni più vicine all’equatore, dove si possono talvolta avere anche due stagioni delle piogge, mentre nelle regioni vicine ai tropici, ai margini del deserto, dura solo due-tre mesi.


Stagione delle piogge nella savana del Kenya

In queste condizioni si sviluppa un ambiente chiamato savana: presente soprattutto in Africa, tra le aree desertiche o semidesertiche e quelle coperte dalla foresta equatoriale, la savana si trova anche in America meridionale (ad esempio nel Mato Grosso, in Brasile), in Asia (India e Indocina) e in Australia.

Savana australiana

La vegetazione della savana è di tipo erbaceo ed è costituita soprattutto da graminacee. A seconda dell’umidità sono più o meno numerosi gli alberi: nelle regioni più umide si ha una savana alberata (o savana guineana), con alberi che raggiungono anche i 10-15 metri e piante erbacee che superano i tre metri alla fine della stagione delle piogge; nelle regioni dove le precipitazioni sono meno abbondanti abbiamo un minor numero di alberi (savana sudanese e soprattutto savana saheliana) e la savana lascia gradualmente il posto alla steppa e poi al deserto.

Savana alberata in Tanzania

Savana saheliana nel Mali

La savana, in particolare quella alberata, è soggetta facilmente ad incendi, che scoppiano nella stagione in cui non piove, quando vi è una grande quantità di erbe, arbusti ed alberi secchi. Molti alberi però sono in grado di resistere agli incendi non particolarmente violenti, perché hanno una corteccia spessa, che li isola dal fuoco.

Un incendio nella savana

La fauna è costituita in prevalenza da mammiferi di grossa taglia: in Africa vivono erbivori come elefanti, rinoceronti, bufali, antilopi, giraffe, gnu, zebre, e carnivori come leoni, leopardi, ghepardi, iene, licaoni e sciacalli. Gli gnu e le zebre possono formare grandi branchi che nella stagione secca migrano verso regioni più ricche d’acqua. Accanto ai mammiferi sono numerosi gli uccelli, tra cui lo struzzo, il marabù, le faraone, la gru coronata grigia, alcuni tipi di otarde, e i rettili, spesso velenosi, come il mamba nero, il più veloce tra i serpenti al mondo. Dove si trovano paludi o corsi d’acqua sono presenti ippopotami e coccodrilli. Numerosi anche gli insetti, come varie specie di formiche (per esempio le formiche Dorylus) e le cavallette.

Un elefante in Kenya

Rinoceronti in Kenya

Bufali in Sudafrica

Antilopi in Uganda

Giraffe in Sudafrica

Gnu in Botswana

Zebre in Kenya

Un magnifico leone in Kenya

Un leopardo in Namibia

Un ghepardo in Kenya con il suo cucciolo

Una iena in Kenya

Un licaone in Botswana

Uno sciacallo in Tanzania

Struzzi in Tanzania

Un marabù africano in Zambia

Una faraona in Botswana

Delle gru coronate grigie in Tanzania

Un’otarda kori in Sudafrica

Un mamba nero nello Swaziland

Ippopotami sulle rive dell'Okavango in Namibia

Un coccodrillo in Botswana

Una colonia di formiche Dorylus nella Repubblica del Congo

Nelle savane degli altri continenti vive una fauna simile, mentre in Australia troviamo animali differenti, quali il canguro e il wallaby (affine al canguro), il dingo, un piccolo carnivoro simile al lupo, e l’emù, un grande uccello corridore.

Un canguro

Un wallaby con il piccolo nel marsupio

Due dingo tra le erbe della savana australiana

Un emù

La savana è densamente abitata, soprattutto in alcune regioni, quali il Sudan e il Sahel, a sud del Sahara. In questo ambiente sono praticati l’agricoltura e soprattutto l’allevamento. Qui un tempo la popolazione si spostava stagionalmente e le mandrie erano poco numerose, per la scarsità di sorgenti. L’aumento di popolazione, la creazione di confini tra Stati e gli ostacoli posti dai governi allo spostamento delle popolazioni nomadi hanno portato ad uno sfruttamento eccessivo di alcune aree, tanto più che l’apertura di nuovi pozzi ha permesso un notevole aumento del numero di capi di bestiame allevato. Oggi la savana sudanese e quella saheliana sono state profondamente alterate dal pascolo degli animali domestici, che in queste regioni ha portato alla riduzione del manto vegetale, con gravi fenomeni di impoverimento del suolo e frequenti carestie, soprattutto quando le piogge stagionali sono più ridotte della media.

Un ragazzo Masai con la sua mandria in Kenya

Anche la caccia ha alterato profondamente l’equilibrio ambientale della savana: animali come l’elefante e il rinoceronte vengono uccisi per ricavarne l’avorio delle zanne o del corno. In alcune aree la caccia ha provocato la loro completa scomparsa e in altre ne ha ridotto fortemente la consistenza. La creazione di una rete di parchi nazionali in Africa garantisce una certa protezione, ma non è sempre sufficiente a difendere queste specie minacciate, perché il bracconaggio (la caccia abusiva) è praticato anche all’interno dei parchi.

Marzo 2015: il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta si appresta a dar fuoco a un mucchio di zanne di elefanti uccisi di frodo nel Parco Nazionale di Nairobi





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