I DESERTI
Nelle regioni attraversate dai
tropici, dove soffiano gli alisei, le precipitazioni sono molto scarse e
distribuite in modo irregolare, le temperature diurne sempre alte e
l’evaporazione intensa in tutte le stagioni. L’escursione termica annua è
limitata, ma quella diurna può raggiungere i 30°, perché la mancanza di
vegetazione e l’assenza di nubi provocano una rapida dispersione notturna del
calore. Qui pochissime specie vegetali e animali riescono a sopravvivere alla
mancanza d’acqua.
Notte nel Sahara marocchino: l’assenza di nubi permette di vedere il
cielo stellato in tutto il suo splendore
Questi ambienti, chiamati
deserti, si estendono tra i 15° e i 40° di latitudine sia a Nord sia a Sud.
Nell’emisfero boreale essi occupano un’area più vasta, che comprende gran parte
dell’Africa centro-settentrionale (deserto del Sahara), dell’Asia sud-occidentale
(deserto arabico, deserto iraniano e del Thar) e dell’Asia centrale (deserti
del Taklamakan e del Gobi) e una parte dell’America occidentale, tra il Messico
e gli Stati Uniti.
Dune nel deserto di Taklamakan (Cina)
Nell’emisfero australe essi
coprono tutto l’interno dell’Australia, l’Africa sud-occidentale (deserti del
Namib e del Kalahari) ed un’area ristretta della costa occidentale
dell’America, dove si trova il più arido deserto del mondo, quello di Atacama,
tra il Perù e il Cile.
Deserto di Atacama (Cile)
Nei deserti l’erosione è
particolarmente forte, come avviene in tutte le aree con scarsa vegetazione: in
particolare si tratta di erosione eolica, ossia provocata dal vento, che
scaglia granelli di sabbia contro le rocce, frantumandole di continuo nel corso
del tempo.
Una bizzarra formazione rocciosa modellata dal vento nel Deserto di
Siloli in Bolivia
L’erosione eolica fa sì che nei
deserti si possano trovare vaste aree occupate da dune di sabbia, in grado di
spostarsi secondo la direzione del vento, il quale può a volte provocare delle
tempeste di sabbia, ossia dei vortici di granelli in grado di oscurare il cielo;
questo tipo di deserto è chiamato erg e si trova frequentemente nel Sahara.
Tempesta di sabbia nel Sahara egiziano
Vi sono anche deserti con un
suolo roccioso (detti hamada) ricoperto da pietrisco aguzzo, a volte con grandi
quantità di ghiaia e ciottoli frammisti alla sabbia (chiamati serir).
Un hamada in Marocco
La vegetazione delle aree
desertiche è limitata dalla mancanza d’acqua: sono presenti alcune piante,
dette effimere, che si sviluppano nei periodi di pioggia e muoiono nei periodi
di siccità, lasciando solo i semi che daranno vita a nuovi individui dopo le
piogge successive. Queste piante hanno un ciclo vitale molto breve, spesso di
sole due settimane, che consente loro di produrre semi prima che l’aridità le
uccida.
Piante effimere nel deserto dello Utah (U.S.A.)
Altre piante sono invece perenni
e si adattano all’aridità in modi diversi: alcune, come i cactus, hanno il
fusto carnoso e rigonfio in modo da immagazzinarvi l’acqua, mentre le foglie
sono trasformate in spine, come difesa dagli erbivori, oppure mancano del
tutto. Altre piante hanno radici molto estese, che permettono loro di assorbire
l’acqua piovana su una grande superficie; altre ancora, come la tamerice ed
alcune specie di acacia e di eucalipto, hanno radici molto profonde (fino a 50
metri), per raggiungere gli strati più umidi del terreno. Nelle oasi crescono
(coltivate) le piante da datteri, che danno un frutto commestibile sia fresco
sia essiccato.
Cactus nella Bassa California (Messico)
Eucalipti nel deserto australiano
Una palma da datteri carica di frutti presso Gerico in Palestina
La scarsità d’acqua limita la
diffusione degli animali nei deserti. Le specie presenti si sono adattate a
questa situazione e i loro organismi richiedono quantità minime di acqua,
perché ne riducono il consumo: ad esempio i mammiferi del deserto non sudano
quasi mai, nonostante le alte temperature, evitando così di disperdere grandi
quantità d’acqua.
Animali come il cammello e il
dromedario sono in grado di sopportare perdite d’acqua molto forti, fino al 30%
del loro peso corporeo, mentre un uomo morirebbe dopo aver perso una quantità
d’acqua pari al 12-13% del proprio peso. Inoltre questi animali possono
immagazzinare grandi quantità d’acqua: il cammello riesce a bere in pochi
minuti parecchie decine di litri, recuperando così l’acqua perduta. Molti di
questi animali sono notturni, in modo da muoversi nelle ore in cui la
temperatura si abbassa, e di giorno si ritirano sotto la sabbia o all’ombra
delle rocce.
Cammelli nel Deserto del Gobi (Mongolia)
Dromedari nel deserto degli Emirati Arabi Uniti
In queste condizioni sono rari
gli animali di grossa taglia, che trovano cibo con più difficoltà: cammelli e
dromedari appunto, la gazzella dorcade, l’antilope addax. Sono numerosi gli
insetti, altri invertebrati (come gli scorpioni) e in generale animali di
piccole dimensioni, come lo sciacallo, il fennec (o volpe del deserto), il suricato,
il gerbillo (topo canguro), alcuni tipi di manguste.
Due esemplari di gazzella dorcade in Arabia Saudita
Due antilopi addax
Uno scorpione nel Sahara libico
Uno sciacallo in Namibia
Fennec nel Deserto del Kalahari (Botswana)
Un suricato in Namibia
Un gerbillo in Kazhakistan
Una mangusta gialla in Sudafrica
Come la tundra, il deserto è un
ambiente poco alterato dall’uomo, perché inadatto alla vita umana: solo nelle
oasi, zone fornite di sorgenti o pozzi e perciò fertili (ma va ricordato che la
maggioranza delle oasi sono ambienti artificiali, costruiti dall’uomo
attraverso un lungo e difficile lavoro di canalizzazione sotterranea
dell’acqua), si possono trovare stabili insediamenti.
Un’oasi nel deserto libico
Il deserto è però anch’esso un
ambiente fragile, in cui interventi anche ridotti possono avere conseguenze di
ampia portata. È il caso dei campi petroliferi, enormemente aumentati negli
ultimi 150 anni, cioè con lo sviluppo della società industriale attuale. Lo
sfruttamento delle risorse petrolifere (che è più facile e meno costoso nei
deserti, rispetto ad altre regioni) ha trasformato profondamente lo stile di
vita e le attività degli uomini del deserto: sono quasi scomparse attività
tradizionali come il commercio carovaniero o l’agricoltura nelle oasi.
Soprattutto, però, accanto ai pozzi di estrazione si sono sviluppati impianti
petrolchimici e oleodotti per il trasporto del petrolio, che hanno provocato
l’emissione nell’atmosfera e la dispersione nel suolo di sostanze inquinanti.
Inoltre gli enormi interessi legati al petrolio hanno determinato il sorgere di
sanguinosi conflitti e hanno arricchito le classi dirigenti di molti Paesi,
senza però migliorare di molto le condizioni di vita delle persone comuni.
Pozzo petrolifero nel Bahrein
Pozzo petrolifero in California (U.S.A.)
L’intervento dell’uomo nella
steppa e nella savana può favorire l’espansione dei deserti, chiamata
desertificazione: se il terreno viene privato della copertura vegetale da un
pascolo eccessivo, l’erosione asporta l’humus e la vegetazione non ricresce.
Desertificazione in Vietnam; essa è causata anche dall’uso di sostanze
chimiche contro la popolazione durante la guerra del Vietnam
I deserti si espandono anche per
fenomeni naturali, quando il clima diventa più arido o le dune di sabbia spinte
dal vento coprono aree fertili, distruggendo ogni forma di vita. Aree oggi
desertiche, come il Sahara, erano un tempo ricche di piante e di animali, come
testimoniato dagli uidian (uadi al singolare), letti asciutti dei fiumi che
migliaia di anni fa irrigavano la zona, e dai siti archeologici che hanno
conservato tracce di arte rupestre.
L’arte rupestre di siti archeologici come quello di Tadrart Acacus (in
Libia) testimonia che una tempo il Sahara era ricco di vegetazione e di specie
animali
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