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giovedì 16 luglio 2015

30 La civiltà europea




LA CIVILTÀ EUROPEA

L’Europa è un continente aperto, privo di confini definitivi: a est solo una bassa catena montuosa, gli Urali, la divide dall’Asia, di cui in fondo è solo una penisola; a sud il Mar Mediterraneo ha permesso piuttosto facilmente i rapporti con l’Africa e il Medio Oriente. Solo a nord, per la presenza dell’Artico, e a ovest, a causa dell’oceano Atlantico, i contatti con il resto del mondo sono stati a lungo impossibili.

Nell’immagine si vede chiaramente la massa compatta dell’Asia e l’appendice frastagliata dell’Europa, che ne è solo una penisola a un’estremità

Pur così aperto, il nostro continente ha sviluppato nei millenni delle caratteristiche culturali assolutamente originali, che costituiscono quella che chiamiamo civiltà europea, la quale si è progressivamente diffusa e affermata in quasi tutto il resto del mondo.
Con il termine civiltà europea si intendono sia i modi tipicamente europei di organizzare il territorio (mediante la costruzione di città, la coltivazione delle campagne, le vie di comunicazione terrestri o marittime, eccetera), sia le caratteristiche della vita sociale, culturale ed economica del continente. Per esempio è in Europa che è nata la moderna economia industriale e che si sono affermati, a partire dal Settecento, i concetti di democrazia, libertà e uguaglianza dei cittadini.
Non tutta l’Europa, comunque, ha contribuito in uguale misura al formarsi della civiltà europea: è stata soprattutto l’Europa occidentale a creare i caratteri comuni del territorio e dell’organizzazione socio-economica del continente. L’Europa occidentale comprende gli Stati che si trovano nella parte più occidentale del continentale, ossia l’Inghilterra, la Francia, la Germania, la Spagna e l’Italia; a questi va aggiunta per importanza culturale la Grecia.

Nella cartina, in giallo gli Stati che maggiormente hanno contribuito alla formazione della civiltà europea, in rosa quelli la cui importanza è meno rilevante, in arancione la Grecia

Una breve sintesi della storia europea comincia proprio dalla Grecia, la cui civiltà fu la prima ad affermarsi in profondità nel territorio. Infatti, a differenza delle precedenti civiltà fenicia e cretese, la civiltà greca non si limitò a costruire scali commerciali sulle coste del Mediterraneo, ma creò una rete di popolose città, i cui abitanti bonificarono i terreni circostanti, trasformandoli i campi coltivabili, da cui ricavarono merci agricole pregiate (cereali, olio, vino) e dominarono così i commerci marittimi per secoli.
La civiltà greca era organizzata in poleis (al singolare polis), ossia città-stato autonome, dotate di un proprio governo: in una di esse, Atene, venne sperimentata una prima forma di governo democratico, in cui agli individui liberi erano riconosciuti uguali diritti e la possibilità di partecipare alla vita politica. Le poleis furono la culla del pensiero europeo occidentale, grazie all’opera di importanti filosofi quali Aristotele, Platone, Talete, Pitagora, Socrate, che costruirono le basi non solo della filosofia occidentale, ma anche dell’aritmetica, della geometria e dell’astronomia moderne.
Per i Greci l’Europa coincideva con lo spazio in cui era diffusa la loro civiltà, ossia l’area del Mar Mediterraneo e del Mar Nero: al di fuori di essa c’era il territorio dominato dalla tirannia, abitato da popoli barbari e privi di leggi.

Il Partenone di Atene, uno dei simboli più noti dell’antica civiltà greca

Negli stessi secoli in cui ebbe vita la civiltà greca l’Europa centro-settentrionale era meno popolata, non aveva città e le comunità vivevano in villaggi o case isolate.
Furono i Romani a unire per primi gran parte dell’Europa sotto un unico stato: a ovest giunsero fino alle isola britanniche, a est fino al Reno e al Danubio nelle pianure settentrionali e fino al Mar Nero nella penisola Balcanica, a sud fino alle coste nordafricane, la valle del Nilo e l’Anatolia. Come i Greci consideravano barbari tutti i popoli che abitavano al di fuori dei loro confini.
Nei territori da loro amministrati i Romani disboscarono enormi aree rendendole coltivabili e collegarono regioni lontane attraverso una rete stradale assai sviluppata. Inoltre costruirono numerose città e ampliarono quelle esistenti, dotandole di edifici e servizi pubblici, strade, ponti, acquedotti, fognature. La diffusione di nuove tecniche agricole, idrauliche e di ingegneria civile contribuì alla trasformazione di vasti territori fino ad allora privi o quasi di insediamenti umani; in questi territori i Romani introdussero una lingua e una moneta uniche e regolarono la vita civile sulla base di leggi che costituivano il diritto romano, al quale tuttora si ispirano quasi tutti i sistemi giuridici degli Stati europei moderni.

L’acquedotto romano du Pont du Garde in Francia, costruito nel 17 a.C.

Nei primi secoli dopo Cristo, quindi, il territorio europeo era distinto in due aree molto diverse tra loro: una vasta area sud-occidentale occupata dalla civiltà romana e provvista di una fitta rete di città e strade, e un’altra area nord-orientale (Germania, Polonia, paesi scandinavi, Russia), poco organizzata e abitata per lo più da popolazioni nomadi.
A partire dal III secolo d.C. le invasioni barbariche contribuirono al declino dell’impero romano, la cui parte occidentale finì di esistere nel 476, mentre quella orientale resistette ancora per molti secoli. Nell’Europa occidentale le guerre e i saccheggi distrussero le città e le vie di comunicazione, fecero diminuire i commerci e i raccolti dei campi, molti dei quali tornarono a essere ricoperti di boschi; la popolazione si ridusse di numero, abbandonò le città e si rifugiò nelle campagne e, mescolandosi con i nuovi popoli, cambiò le abitudini romane con nuove usanze: per esempio dall’incontro della lingua latina con gli idiomi dei popoli barbarici nacquero le diverse lingue che ancora oggi vengono parlate in Europa.

Se da una parte i popoli cosiddetti barbarici hanno fatto crollare l’Impero Romano,
dall’altra hanno contribuito con la loro cultura (testimoniata da questo Tempietto longobardo 
di Cividale del Friuli - Italia) alla formazione della civiltà europea

Il sistema politico romano fondato su un forte potere centrale fu sostituito dal feudalesimo, che prevedeva che il governo di un territorio si basasse sulla fedeltà personale tra un sovrano e dei signori locali; fedeltà che faceva presto a venir meno, per interesse o per cupidigia, donde il continuo ricorso a guerre e violenze, che segnarono tutti i secoli di questo periodo, chiamato Alto Medioevo.
Secoli nei quali la Chiesa cattolica svolse un ruolo molto importante, non solo perché si impose come religione dominante al posto del politeismo romano o barbarico, ma anche perché trasformò il territorio: nelle campagne sorsero molti conventi e abbazie, dove grazie ai monaci i campi continuarono a essere coltivati e irrigati e poterono essere dei centri di produzione agricola a volte anche in grado di sostentare una numerosa popolazione; nelle città i vescovi riuscirono spesso a mantenere viva quella civiltà greco-romana, modificata secondo gli insegnamenti del Cristianesimo, che i popoli barbarici avevano, pur ammirandola, fatta decadere.

Veduta aerea dell’abbazia di San Gallo in Svizzera

La ripresa economica e la crescita demografica si ebbero dopo l’anno Mille, nel periodo del Basso Medioevo; la novità che segnala la ripresa è data dallo sviluppo delle città, che si affermarono come il luogo più favorevole per i traffici commerciali e le attività artigianali, ma anche per lo sviluppo culturale e artistico che culminò nel Quattrocento con il Rinascimento.
Fra il ‘200 e il ‘300 si formarono i primi stati nazionali (Francia, Spagna, Inghilterra), che costituiscono l’origine dei moderni stati europei.
Con la scoperta dell’America (1492) e l’inizio dell’Età Moderna si registrò lo sviluppo economico degli Stati occidentali che si affacciavano sull’oceano Atlantico: dapprima Portogallo e Spagna, poi Francia, Inghilterra e Paesi Bassi.

Il Monumento alle Scoperte a Lisbona (Portogallo)

Dall’epoca delle scoperte geografiche l’Europa affermò la sua supremazia sul mondo: gli Stati dell’Europa occidentale diedero vita al colonialismo, cioè la conquista e lo sfruttamento delle terre e delle popolazioni degli altri continenti. Ciò accadde prima in America, poi in Asia, Africa e Oceania, dove le potenze europee imposero le proprie lingue, le tradizioni culturali e religiose, i sistemi scolastici, gli stili architettonici, le modalità di organizzazione dello Stato. Inoltre diffusero un sistema economico a loro molto conveniente, così impostato: da una parte traevano dalle colonie materie prime e prodotti agricoli sfruttando una manodopera a basso costo o gli schiavi razziati in Africa; dall’altra esportavano i prodotti delle manifatture o delle fabbriche europee nelle colonie, costrette ad acquistare tali prodotti, poiché era loro proibito produrseli da sé (quando le colonie del Nord America si rifiutarono di accettare questa regola, scoppiò una guerra che portò alla nascita degli Stati Uniti d’America, ma rimase un episodio isolato).

In rosa l’Impero britannico nel 1897

Il colonialismo permise agli Stati europei di arricchirsi enormemente, in particolare all’Inghilterra che nel Settecento poté usare gli ingenti capitali accumulati per ricercare nuove modalità economiche e dar vita così alla rivoluzione industriale, un nuovo sistema di produzione, incentrato sulla fabbrica, in grado di fornire merci in serie e in grandi quantità con tempi e costi ridotti grazie all’impiego di macchine.
Nell’Ottocento l’industrializzazione si estese agli altri stati dell’Europa centro-occidentale (e agli Stati Uniti d’America) e poi alle regioni meridionali e orientali, rafforzando così la supremazia economica dell’Europa nel mondo.

La città di Sheffield (Inghilterra) in una litografia del 1855

L’industrializzazione trasformò il territorio e le società nei Paesi coinvolti in tale processo, provocando un’enorme crescita delle città, un vertiginoso aumento demografico, un continuo progresso tecnologico e scientifico, che, nel Novecento, a causa delle due guerre mondiali, permise agli U.S.A. di superare l’Europa e di diventare la prima potenza economica del mondo. Gli Stati europei si trovarono in secondo piano anche rispetto all’altro paese vincitore della Seconda guerra mondiale, cioè la Russia, e solo nei decenni successivi alcuni di essi (Regno Unito, Germania, Francia), così come il Giappone che la guerra l’aveva perduta, seppero riprendersi. Nel frattempo la decolonizzazione, cioè la graduale conquista dell’indipendenza da parte delle colonie africane e asiatiche, ha contribuito allo sviluppo di nazioni come la Cina, l’India, il Brasile.

Alcuni degli spettacoli in programmazione al Grand Theatre di Shanghai (Cina); essi sono un esempio di come l’Europa abbia conquistato il mondo con la propria cultura

Viene da chiedersi a questo punto: perché la civiltà europea seppe imporsi nei secoli in questo modo? Perché era veramente superiore alle altre civiltà esistenti nel mondo, o perché utilizzò senza scrupoli la propria forza e anche la propria arroganza spazzando via tutto ciò che incontrò sulla sua strada? La storia ci dice degli stermini praticati dagli europei nei confronti degli indios del Centro-America, o dei pellerossa del nord, o degli aborigeni australiani; ci dice della vergogna della tratta dei neri dall’Africa e delle guerre combattute tra europei stessi per il predominio sul mondo. Ognuno deve trarre da questo le proprie conclusioni, secondo la sua sensibilità ed educazione.

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