Approfondimenti

sabato 13 settembre 2014

24 Le attività estrattive


LE ATTIVITÀ ESTRATTIVE

Le attività legate all’estrazione delle materie prime vengono da alcuni classificate come appartenenti al settore secondario, in quanto le materie prime vengono utilizzate principalmente dalle industrie. Si tratta però di attività che ricavano un prodotto dalla natura e per questo noi le inseriamo tra le attività del settore primario.
In Europa la produzione mineraria è modesta, soprattutto se rapportata al grande fabbisogno di materie prime del nostro continente, che è molto industrializzato.
Sono abbastanza numerose le miniere di ferro, uno dei primi metalli che l’uomo ha imparato a lavorare oltre 3.000 anni fa. Non essendo raro, il ferro ha costi relativamente bassi rispetto ad altri metalli; inoltre può essere lavorato facilmente e questo fa sì che venga utilizzato per ricavarne una grande varietà di prodotti: moltissimi macchinari industriali, le automobili e in generale i mezzi di trasporto, gli elettrodomestici e tantissimi utensili usati ogni giorno sono in ferro o in leghe che contengono ferro (una lega è un materiale ottenuto fondendo un metallo con altri elementi). Tra le leghe principali vi è l’acciaio, una lega di ferro e carbonio molto resistente. In Europa si estrae il 5% del totale mondiale di ferro; i massimi produttori europei sono la Russia, l’Ucraina e la Svezia.

Una famiglia al lavoro in una miniera di ferro sugli Urali nel 1910

Un minerale discretamente presente in Europa (il 12% della produzione mondiale è del nostro continente) è la bauxite, da cui si ricava l’alluminio, un metallo leggero e malleabile che ha moltissimi usi, dai trasporti all’edilizia. La bauxite si trova principalmente in Grecia, in Russia, in Ungheria e in Francia (la bauxite prende nome proprio da una località francese, Les-Baux-de-Provence, dove nel 1822 sono state aperte le prime miniere per l’estrazione di questa roccia).

Miniera di bauxite in Grecia

In Spagna, in Slovenia e in Finlandia dal cinabro si estrae il mercurio (circa il 25% della produzione mondiale), utilizzato – anche se meno rispetto a qualche tempo fa – in medicina.

Altri minerali presenti in Europa sono:
-          il rame (in Polonia, Finlandia, Portogallo e Regno Unito), utilizzato nell’industria elettrica, elettronica e nella costruzione di macchinari;
-          il piombo (in Bulgaria, Repubblica Ceca e Svezia) molto usato per pile, batterie, rivestimenti, tubature;
-          il cromo, usato nell’industria chimica e in quella metallurgica:
-          il cobalto, un elemento impiegato per leghe usate nei motori di aerei e nell’industria chimica.
In alcuni Paesi europei si trovano anche zinco, argento e manganese.

Le miniere di Rammelsberg a Goslar (Germania): chiuse nel 1988, queste miniere
in cui si estraevano rame, argento e piombo sono ora divenute un Museo e un sito considerato Patrimonio dell’umanità dell’Unesco

In Italia molti giacimenti minerari un tempo produttivi sono oggi esauriti o non più sfruttati (si pensi alle zolfatare siciliane, che producevano nel XIX secolo fino ai 4/5 dello zolfo mondiale), ma è piuttosto attiva l’estrazione dei minerali di cava, cioè sabbia, ghiaia, marmo, granito e altri, impiegati nell’edilizia.

Nelle miniere di zolfo siciliane erano impiegati molti ragazzi e bambini, chiamati carusi,
come quelli di questa foto

Cava di marmo sulle Alpi Apuane (Italia)

L’industria elettronica, la cui importanza è in continuo aumento, richiede nuove materie prime (il gallio, l’indio, il renio, il selenio, il germanio), che in certi casi sono dei sottoprodotti di metalli presenti in Europa (per esempio il selenio e il germanio si ricavano dal rame), in altri casi si trovano solo in Stati extraeuropei.
Va ricordata, inoltre, un’altra attività estrattiva praticata in alcuni Paesi europei, quali l’Italia, la Spagna e la Francia: quella del sale. Poiché l’acqua marina è salata, se la si mette in vasche poco profonde (le saline) e la si lascia evaporare al sole, sul fondo delle vasche rimane il sale, che viene poi raccolto e raffinato dalle impurità, per avere il cloruro di sodio, cioè il sale da cucina.

Le saline di Aigues-Mortes (Francia)

Un discorso a parte va fatto per i combustibili fossili impiegati come fonti di energia, principalmente dalle industrie ma anche dai comuni cittadini: carbone, petrolio e gas. Si tratta di materiali che si sono formati nel sottosuolo (ma non ovunque) in milioni di anni e che perciò sono detti “non rinnovabili”, in quanto prima o poi si esauriranno e per averne ancora dovremmo aspettare… milioni di anni!
Per esempio il carbone (il più presente in Europa) è un combustibile nato dalla trasformazione di sostanze vegetali. I grandi movimenti della crosta terrestre hanno seppellito intere foreste e sotto terra, in assenza di aria, le sostanze contenute nei tronchi e nelle foglie (lignina, cellulosa, resina) si sono trasformate: l’idrogeno e l’ossigeno, presenti in tutti gli organismi viventi, si sono ridotti, mentre il carbonio, anch’esso presente in tutti gli organismi viventi, è aumentato.
Nei giacimenti di carbone più antichi, formatisi centinaia di milioni di anni fa, la percentuale di carbonio è altissima (oltre il 90%): si hanno perciò i carboni più pregiati, come l’antracite. Nei giacimenti recenti, che hanno pochi milioni di anni, si trovano carboni meno pregiati, che perciò danno meno calore, come la torba, composta dal 59% di carbonio e dal 33 % di ossigeno.
Lo sfruttamento del carbone ebbe un grande sviluppo nell’Inghilterra del secolo XVIII, quando la Prima rivoluzione industriale impiegò la macchina a vapore, che funzionava appunto a carbone; non è un caso se le prime concentrazioni industriali si formarono proprio attorno alle zone carbonifere più ricche, come l’Inghilterra centrale e la valle del fiume Ruhr in Germania.

Miniera di carbone in Inghilterra

Oggi il carbon fossile è presente soprattutto nel sottosuolo del Regno Unito (Inghilterra e Galles in particolare), del Belgio, della Francia, della Germania, della Slesia (la regione tra Polonia e Repubblica Ceca) e dell’Ucraina. Però l’uso del carbone è in declino, non solo perché i giacimenti si stanno esaurendo, ma anche perché l’estrazione richiede molto lavoro ed è meno redditizia di quella del petrolio.

Macchine per l’estrazione del carbone in una miniera in Germania

Il petrolio è un combustibile costituito da idrocarburi (composti da carbonio ed idrogeno): nel petrolio il carbonio è presente in una percentuale variabile dall’80 all’89%.
In Europa non ci sono molte riserve di petrolio, perciò, per far fronte alle nostre necessità, siamo costretti a importare questo combustibile dai Paesi produttori più vicini, ossia l’Africa del Nord e l’Asia occidentale. Gli unici giacimenti europei di una certa consistenza si trovano sul Mar Caspio e nel Mare del Nord, dove “l’oro nero” (come viene chiamato questo combustibile) viene estratto mediante delle piattaforme galleggianti nell’oceano.

Una piattaforma oceanica nel Mare del Nord

L’estrazione del petrolio è meno costosa di quella del carbone: non occorre infatti che degli uomini scendano in profondità nel sottosuolo, perché potenti macchine trivellatrici sono in grado di perforare il terreno e scavare un pozzo, attraverso il quale una pompa estrae il petrolio.
Appena estratto è ancora petrolio greggio (cioè non lavorato) e necessita di essere raffinato: con la raffinazione vengono eliminate le sostanze che impediscono l’utilizzo del petrolio come combustibile. Questa operazione si fa o direttamente sul posto, oppure sul luogo di destinazione del greggio.

Una raffineria di petrolio in Germania, da cui partono i tubi di un oleodotto

Un’altra fonte di energia importante per l’Europa, dato che si trova in diversi Stati del continente, è rappresentata dai gas naturali: essi sono formati da idrocarburi, tra cui soprattutto il metano, e si trovano a volte associati a giacimenti di petrolio. Per il trasporto del gas sono state costruite grandi condutture, chiamate gasdotti, che possono essere terrestri o sottomarine: i gasdotti terrestri sono interrati a circa un metro di profondità nelle aree popolate, oppure collocati a terra nelle aree desertiche o dove il terreno è troppo duro da scavare (per esempio nelle aree gelate dal permafrost). Il maggior produttore europeo di metano è la Russia (che ne possiede giacimenti soprattutto nella sua parte asiatica); anche l’Italia ha giacimenti di metano, principalmente nel Mar Adriatico e nel Mar Ionio.

Gasdotto in Slovacchia

Se il metano è poco inquinante e per questo viene preferito (per il riscaldamento e l’alimentazione dei fornelli da cucina) per essere impiegato nelle industrie e nelle case, non si può dire lo stesso per gli altri due combustibili di cui si è parlato: l’estrazione e la combustione di carbone e petrolio hanno gravi conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente.
Nelle miniere di carbone è alto il rischio di incidenti, spesso mortali, soprattutto nelle miniere sotterranee (ricorda che esistono anche miniere in superficie, dette perciò “a cielo aperto”). Inoltre il lavoro nelle miniere di carbone provoca l’antracosi, una malattia incurabile dovuta all’inalazione (= introduzione nei polmoni attraverso le vie respiratorie) di polvere di carbone. Infine la combustione del carbone è fortemente inquinante, perché libera nell’aria sostanze dannose, che alterano il clima, favorendo l’effetto serra, avvelenano le acque, erodono gli edifici e si depositano nei polmoni, favorendo l’insorgere di malattie come il cancro.

Minatore in una miniera di carbone in Spagna

Anche l’uso del petrolio ha conseguenze negative sull’ambiente. Durante l’estrazione dai giacimenti sottomarini e durante il trasporto mediante le navi petroliere si possono verificare incidenti con perdite di materiale dagli effetti distruttivi. Per ridurre i rischi sono stati costruiti grandi porti attrezzati per ospitare le petroliere, in modo da evitare l’inquinamento che si verificava quando il petrolio veniva caricato e scaricato dalle navi. Oppure sono stati costruiti gli oleodotti (= condutture per il trasporto del petrolio) che collegano i luoghi di produzione alle raffinerie. Anche con questi sistemi, però, i rischi di incidenti rimangono.

Inquinamento da fuoriuscita di petrolio da un oleodotto in Russia
(testimonianza fotografica di Greenpeace)

Inoltre la combustione del carbone e del petrolio (e dei loro derivati, come la benzina usata dalle automobili) e la stessa raffinazione del petrolio sono responsabili della presenza nell’atmosfera di numerosi elementi inquinanti.
Per questo nei Paesi più sviluppati si ricorre (o si cerca di ricorrere) a fonti di energia alternative; ma di questo parleremo in una prossima lezione.

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